Siria, dopo attacco Usa ecco le prossime mosse di Assad

Siria, dopo attacco Usa ecco le prossime mosse di Assad
17 aprile 2018

“Espugnare l’ultima sacca dello Stato Islamico” (Isis) nel Sud di Damasco; “garantire passaggi sicuri” tra la capitale e Aleppo, la seconda città della Siria, per poi dedicarsi ad una massiccia offensiva per riprendere sia Idlib (Nord-Ovest) e Dar’a (Sud-est), che sono sostanzialmente le uniche roccaforti dei ribelli fuori del controllo del regime siriano ad Ovest del fiume Eufrate, che divide in due il Paese. Sono queste, secondo fonti vicine al regime siriano interpellate da askanews, le prossime mosse delle truppe governative dopo aver espugnato la Ghouta Orientale, enclave ribelle alle porte di Damasco. E soprattutto dopo l’attacco missilistico Usa a tre siti governativi in risposta dell’attacco chimico su Douma, ultima città che era in mano ai ribelli nella Ghouta Orientale. Ecco, nel dettaglio quanto appreso da queste fonti e quanto riportato da siti governativi e indipendenti riguardo le prossime mosse del regime del presidente Bashar al Assad, sostenuto da Russia, Iran e dalle milizie sciite libanesi Hezbollah, per estendere il proprio controllo sul oltre il 60% del Paese in vista di nuovi colloqui di pace per porre fine ad un conflitto iniziato nella primavera del 2011.

GARANTIRE PASSAGGIO SICURO TRA DAMASCO E ALEPPO
La prima delle mosse di Assad in realtà è già in atto da ieri e mira a garantire un passaggio sicuro tra la capitale Damasco e Aleppo, la seconda città del Paese strappata agli insorti nel luglio dell’anno scorso. “Nelle ultime 24 ore l’aviazione del regime ha effettuato 65 raid aerei su zone controllate dai ribelli nelle provincie di Homs e Hama” nel centro del Paese, ha detto ieri l’Osservatorio siriano per i diritti umani, una ong con una estesa rete di attivisti in tutto il Paese. “Il regime sta intensificando i raid per dare copertura alle sue truppe di terra impegnate ad aprire un corridoio sicuro da Damasco verso Homs fino ad Aleppo”, ha spiegato il direttore dell’Osservatorio Rami Abdel Rahman. Per raggiungere Aleppo dalla capitale i governativi dovevano aggirare la vasta zona della Ghouta Orientale che era il principale nodo stradale ad Est di Damasco, come fa notare ad Askanews, una fonte vicina al regime.

IMMINENTE ATTACCO A SACCA ISIS NEL SUD DELLA CAPITALE
L’esercito siriano ha trasferito “un gran numero di truppe” verso tre zone nella parte meridionale della capitale Damasco controllate già dal 2014 dai jihadisti dello Stato Islamico (Isis), riporta al Masdar, un sito vicino al regime pubblicando una mappa delle zone dove si sono posizionate le forze d’elite” del regime sostenute da “fazioni palestinesi alleate”: i quartieri al Qadam, al Tathamun ed il campo profughi palestinese al Yarmouk. “L’ora X per l’attacco era fissata per mercoledì scorso, ma era stata posticipata per le minacce di un attacco Usa” annunciato dal presidente americano Donald Trump, ha detto la fonte, spiegando che “questa volta sarà una battaglia senza prigionieri né accordi per la resa come è successo alla Ghouta Orientale, visto che si tratta di un nemico che si chiama Daesh” (Isis nell’acronimo arabo).

TERZO OBBIETTIVO: DAR’A
Dar’a è il capoluogo della omonima provincia vicina alla frontiera con Giordania, Israele e Libano. Questa città dove è scoccata la scintilla della rivolta del 2011 oggi è controllata dall’Esercito libero siriano (fazione di ribelli ‘moderati’) assieme agli ex qaedisti del Fronte al Nusra che oggi si fanno chiamare Hayat Fath al Shaam. La fonte di askanews assicura che la “terza tappa” del regime è questa provincia inclusa nelle zone di de-escalation nei negoziati di Astana: “una volta espugnata la sacca dell’Isis nella parte merdionale di Damasco la strada sarà aperta verso Dara’a”, ha detto la fonte.

A IDLIB, LA BATTAGLIA FINALE
“Senza dubbio sarà a Idlib la battaglia finale con i terroristi di al QaIda”, dichiara la fonte legata al regime e molto vicina alle milizie sciite di Hezbollah che combattono a fianco delle truppe di Assad. Del resto venerdì scorso, due giorni dopo una visita nella Ghouta Orientale “liberata” è stato il consigliere della guida suprema della Rivoluzione iraniana Ali Akbar Welayati ad annunciare alla tv di stato che “la prossima tappa” di quel che ha chiamato “il Fronte della Resistenza” sarà Idlib e “sarà coronata senz’altro dal successo”. Idlib rappresenta oggi la principale roccaforte dei ribelli ancora fuori del controllo del regime. In questa provincia ha trovato rifugio la quasi la totalità delle milizie armate dell’opposizione e le loro famiglie evacuate dalla Ghouta Oriantele prima da Aleppo. A controllarla sono una ormai labile e incerta alleanza ribelle guidata però dall’ex filiale di al Qaeda.

LA RESA DEI CONTI A DEIR EZZOR
La resa dei conti finale sarà comunque a Deir Ezzor” ed “è questo che vuole l’alleato russo”. Mosca è determinata a mettere le mani su tutta questa ricca ed estesa provincia petrolifera orientale controllata per metà dal regime e per l’altra metà dalle forze curde siriane sostenute da Washington. “Da quando un raid americano ha ucciso circa 200 contractor russi (febbraio scorso), i russi hanno impresso un netto cambio alla loro strategia nel Paese. Da allora hanno accelerato ed intensificato le operazioni militari contro i ribelli in tutto il Paese per dedicarsi meglio alla sfida con gli americani”, che a loro volta hanno nel mirino l’area. Lo scorso 7 febbraio, 200 miliziani pro-Assad – in maggioranza mercenari russi – sarebbero stati uccisi da un raid aereo Usa, mentre tentavano di avanzare verso gli ex impianti petroliferi Conoco, passati sotto il controllo delle forze curde pro-Usa ad Est del fiume Eufrate. askanew

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