Non saranno poltrone, ma il governo legapentastellato dovrà fare trecentocinquanta nomine entro l’anno. Più o meno. Tanto sono tra consigli di amministrazione e collegi sindacali delle società controllate dal Mef. Centri di potere oltre che economico, mediatico e sicurezza nazionale. E via con stipendi, benefit a vario titolo e autoblu a seguito. Si parte con la Rai, poi l’Autorità per l’Energia, la Cassa Depositi e Prestiti e soprattutto la presidenza dell’Antitrust, organismo che regola la concorrenza ed ha forte influenza non solo sugli interessi di Silvio Berlusconi. Le fibrillazioni non mancano. Soprattutto in Rai e Cdp, per le quali a fine mese arrivano le scadenze.
Nell’Azienda televisiva di Stato, già da mesi si lavora sotto traccia. Nel risiko delle nomine il tandem Monica Maggioni-Mario Orfeo. L’indicazione del presidente e del direttore generale spetta al governo. Qualche pentastellato ha atteso come il cinese in riva al fiume. Proprio il neo ministro per il Lavoro e Sviluppo economico, Luigi Di Maio, alcuni giorni prima di chiudere l’accordo di governo con la Lega, puntellava: “Tra pochi giorni avremmo proceduto alle nomine di servizi segreti, Rai e società partecipate dallo Stato. Ma hanno temuto che gli togliessimo la mangiatoia”. Ora dovranno. A partire dal rinnovo dei vertici come di Cdp, che oltre a controllare le quote di riferimento di centinaia di Spa, tra cui Eni e Poste, è la società che gestisce i 250 miliardi di euro del risparmio postale, dei quali 80 miliardi già investiti e 170 miliardi a disposizione. Di certo, questo lungo elenco di nomi da depennare per scriverne altri, a breve arriverà sul tavolo del neo Consiglio dei ministri.
I maligni già parlano di “torta da spartire”. In merito, l’opposizione – e non solo – attende al varco il nuovo esecutivo. La pratica del Monte dei Paschi di Siena, al momento, non è all’ordine del giorno. Ma stando alle prime indiscrezioni, il neo ministro dell’Economia, Giovanni Tria, potrebbe voler rinegoziare con la Bce il futuro della banca per toglierla dal mercato. Da rinnovare anche i vertici di Gse e Sogei. Per non parlare delle nomine di cui dovrà occuparsi il nuovo Parlamento. Tra queste, c’è la scelta dei componenti della Consulta e del Csm. E come detto, l’Antitrust, dove il presidente Giovanni Pitruzzella ha annunciato che lascerà il suo incarico in anticipo, a ottobre, per trasferirsi alla Corte di Giustizia del Lussemburgo come avvocato generale. Altra nomina in ballo è quella dell’Autorità dell’Energia. Il 18 aprile, per la seconda volta, il governo Gentiloni ha prorogato, con decreto urgente, il presidente Guido Bortoni e i quattro componenti del consiglio che resteranno in carica, per la sola gestione corrente, fino a 90 giorni dal varo del nuovo governo. In realtà, ci sarebbero state anche le nomine nelle Ferrovie dello Stato. Ma a fine anno, a Camere già sciolte, il governo Gentiloni ha confermato per 3 anni il Cda guidato dal renziano Renato Mazzoncini. Un blitz in piena regola, andato in porto. Insomma, non saranno poltrone, ma qualcuno dovrà pur sedersi.