Ribadendo nuovamente di essere in “ottimi rapporti” con il presidente cinese, Donald Trump ha però minacciato una nuova gigantesca bordata di dazi commerciali contro il Dragone: prenderanno di mira beni importati fino a 450 miliardi di dollari. E Pechino ovviamente non l’ha presa bene: il ministero del Commercio ha rapidamente risposto a quello che considera “un ricatto” promettendo dure reazioni. Il tutto ha innescato una ondata di cali sulle Borse di mezzo mondo, con le piazze cinesi tra le più pesantemente punite.
Shanghai ha chiuso la seduta al meno 3,82 per cento, Shenzhen è addirittura crollata del 5,8 per cento. L’ultimo rilancio dell’escalation sul conflitto è arrivato nel corso della notte, quando il capo della Casa Bianca ha annunciato di aver dato mandato ai tecnici del dipartimento del Commercio di identificare beni cinesi importati per un controvalore di 200 miliardi su cui imporre nuovi dazi del 10 per cento. Questo in risposta alle precedenti rappresaglie cinesi contro dazi su beni per 50 miliardi già varati. Washington ha aggiunto che se la Cina dovesse adottare nuovamente rappresaglie è pronta a imporre ulteriori dazi su altri 200 miliardi di dollari di beni, per un totale che salirebbe appunto a quota 450 miliardi di dollari. “Sono in ottimi rapporti con il presidente Xi e continueremo a collaborare su diverse questioni – ha affermato Trump -. Ma le relazioni commerciali tra Cina e Usa devono diventare molto più equilibrate. Gli Stati Uniti non lasceranno più che altri Paesi come la Cina si approfittino di loro sul commercio”.
Pechino invece lamenta che queste manovre “ricattatorie” degli Usa “si discostano dalla linea concordata in vari incontri bilaterali e deludono profondamente la comunità internazionale”, recita un comunicato del ministero del Commercio. “Se gli Usa agiranno in maniera irrazionale e pubblicheranno una lista di beni da colore la Cina non avrà altra scelta se non quella di rispondere con altrettanta durezza”. Lo scontro si è riverberato in tutti i mercati mondiali. A Milano a tarda mattina l’indice Ftse-Mib cede l’1,01 per cento, Parigi segna meno 1,17 per cento, Francoforte meno 1,41 per cento e Londra meno 0,54 per cento. L’euro nel frattempo è piombato a nuovi minimi da luglio fino a 1,1530 dollari, zavorrato anche dalla linea morbida ribadita dal presidente Bce Mario Draghi che ha promesso “pazienza” sul primo rialzo dei tassi (non arriverà prima di un anno abbondante). A poco meno di quattro ore dia inizio contrattazioni a Wall Street, i contratti future sull’indice Dow Jones cadono dell’1,51 per cento.
In ogni caso, la Cina promette di “reagire fermamente” e di prendere “contromisure complessive” sia “qualitative” che “quantitative” se gli Stati Uniti decideranno di introdurre nuove tariffe al 10% su merci importante dalla Cina per un valore complessivo di duecento miliardi di dollari. Lo stesso ministero del Commercio di Pechino sottolinea che la Cina continuera’ sul percorso di riforme e aperture della propria economia. La minaccia di nuove misure sul commercio, ha aggiunto il ministero del Commercio cinese, devia dal consenso raggiunto finora dai due Paesi sulle dispute commerciali, ed e’ un fattore di scontento per la comunita’ internazionale. “Gli Stati Uniti hanno lanciato una guerra commerciale che viola le leggi del mercato, non e’ in linea con l’attuale trend di sviluppo mondiale danneggia gli interessi del popolo e delle imprese dei due Paesi e danneggia gli interessi mondiali”. Di certo, la Cina “salvaguarderà gli interessi della nazione e difendera’ il sistema di libero scambio”.