Marcello Dell’Utri lascia il carcere di Rebibbia dopo che il tribunale di sorveglianza di Roma ha disposto ieri nei suoi confronti il differimento pena per gravi motivi di salute. All’ex senatore di Forza Italia, che sta scontando una condanna definitiva a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, i giudici di sorveglianza hanno concesso la detenzione domiciliare presso l’abitazione del figlio a Roma, fino al 28 settembre, data in cui e’ stata fissata l’udienza per discutere la perizia sullo stato di salute del condannato. Nel frattempo, si apprende da fonti legali, Dell’Utri sara’ libero di uscire di casa, informando le forze dell’ordine, per sottoporsi ad accertamenti e cure sanitarie. Dell’Utri, condannato nel 2014 a 7 anni per concorso esterno alla mafia, già si era visto negare tre volte le istanze presentate al tribunale e legate alle patologie da cui è affetto.
Secondo la decisione dei giudici di piazzale Clodio la pena per l’ex senatore di Forza Italia viene differita. L’istanza sulla base della quale il tribunale ha deciso, era stata discussa il 15 giugno. Il 22 giugno i giudici avevano affidato una nuova perizia medica sul detenuto che si è focalizzata sui suoi problemi cardiaci. Dell’Utri, oltre ad essere da anni cardiopatico, è diabetico e affetto da un tumore alla prostata per il quale, tra marzo e aprile, è stato ricoverato, in regime di detenzione, presso il Campus Biomedico della capitale. Anche la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva respinto, nei mesi scorsi, la richiesta di sospensione della pena che era stata presentata prima del suo trasferimento nel Campus Biomedico per curare il tumore.
Il 20 aprile scorso era arrivata per lui una nuova condanna, a 12 anni, nel processo di Palermo sulla Trattativa Stato-Mafia. Secondo quanto riportava una consulenza dell’ex presidente della Società italiana di psichiatria Claudio Mencacci, depositata dai difensori, le condizioni in cui era ricoverato Dell’Utri e la detenzione, rappresentavano un pericolo ulteriore per la sua salute: “Il rischio – sottolineava Mencacci – è di applicare ad una persona anziana e gravemente malata una limitazione non comprensibile ed eccessiva che sta cominciando a produrre una reazione di sfinimento emotivo che potrebbe sollecitare risposte di tipo depressivo ed ansioso ancora più marcate di quelle attuali”.
Stefania Prestigiacomo esprime “soddisfazione per la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Roma”. Tuttavia, per la deputata di Fi, “un atto tardivo ma che accogliamo con grande sollievo. Più volte in questi anni, anche con ripetute visite in carcere, abbiamo potuto accertare le precarie condizioni di Marcello”. “La decisione – conclude – gli permetterà almeno di poter ricevere le cure di cui ha estremamente bisogno tra le mura della sua casa e con la vicinanza della sua famiglia. Sono triste, ma felice per lui”.