Piano di Londra, una “zona di libero scambio”. Continua pressing di Bruxelles. E la May vacilla

Piano di Londra, una “zona di libero scambio”. Continua pressing di Bruxelles. E la May vacilla
7 luglio 2018

Il governo britannico ha presentato la sua proposta per i futuri rapporti tra Regno Unito e Unione europea dopo la Brexit, incentrata sulla creazione di una nuova “zona di libero scambio”. La proposta esclude controlli al confine tra Irlanda del Nord e Irlanda, prevede la fine della giurisdizione della Corte di giustizia europea, un controllo dei flussi migratori e una politica commerciale propria.

Ma le tensioni nel governo May restano. Ieri, ennesimo round. A Chequers, il maniero del Cinquecento residenza di campagna del capo del governo britannico, infatti, si è svolta una riunione ad altissima tensione con la quale la premier Theresa May ha cercato di compattare il suo litigioso esecutivo varando il nuovo piano per sbloccare i negoziati sulla Brexit, mentre si moltiplicano gli avvertimenti che il tempo è agli sgoccioli. A meno di nove mesi dall’uscita ufficiale di Londra dall’Unione europea, il governo May deve ancora chiarire che cosa voglia davvero, sullo sfondo di continui scontri alla luce del sole su quanto si voglia allineare alle norme Ue. L’assenza di progressi ha irritato i leader europei, che hanno accelerato i preparativi per una Brexit senza accordo e che lanciano allarmi sempre più forti sui rischi per l’occupazione e e gli investimenti.

May spera di sistemare le cose prima di pubblicare un programma dettagliato per la Brexit la prossima settimana. La stessa May, d’altronde, giovedì durante una visita a Berlino aveva detto che un accordo nel governo “consentirebbe di aumentare il ritmo e l’intensità del negoziato”. Citando una fonte, la stampa locale ha affermato che il ministro degli Esteri, Boris Johnson, ritiene il progetto “il peggio dei due mondi”. Ci sarebbero alcuni ministri pronti alle dimissioni. Una fonte di governo ha detto al sito Politico che a eventuali ministri dimissionari sarà vietato tornare a Londra sulle loro auto blu. “All’ingresso ci sono i biglietti da visita dei taxi di Aston, l’azienda locale di taxi, per chi decide che non ce la fa a prendere la decisione giusta per la Gran Bretagna” ha detto la fonte. In sostanza, è guerra aperta.

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La stampa parla di sette ministri pro-Brexit che si sono riuniti al Foreign Office per mettere a punto la strategia per affossare il piano. Hanno anche avvertito la May che rischia di far cadere il governo, secondo il Daily Telegraph, mentre vari deputati Tory sarebbero pronti ad avanzare una mozione di sfiducia a suo carico. Il punto è che il Parlamento, nel quale chi si è schierato contro la Brexit al referendum del 2016 è in maggioranza, è prossimo a una rivolta contro i ministri fautori della Brexit dura e pura. “Se non riescono a decidere, toccherà ai Comuni prendere il controllo” ha detto un deputato filo-europeo all’Afp. In ogni caso, pur raggiungendo un’intesa interna all’esecutivo, resta da superare lo scoglio di Bruxelles, che ha avvertito May di ridimensionare le aspettative. La scorsa settimana il capo negoziatore Michel Barnier aveva detto che vuole vedere proposte “fattibili e realistiche”, mentre il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, ha aggiunto che “è l’ultima chiamata per mettere le carte in tavola”.

Ecco i principali punti del piano britannico:

“La nostra proposta creerebbe una zona di libero scambio tra il Regno Unito e l’Ue con una serie di regole comuni per i beni industriali e i prodotti agricoli”, ha affermato il primo ministro Theresa May nel documento. Londra vuole che il Parlamento britannico abbia il diritto di respingere qualsiasi nuova regola, accettando al contempo le “conseguenze” che questo potrebbe implicare. La proposta britannica prevede che il settore dei servizi sia soggetto a “diversi accordi”, in relazione ai beni, per mantenere una “flessibilità” operativa, in particolare per quanto riguarda i mercati non Ue.

Londra accetta la fine del “passaporto finanziario”, che consente alle aziende di offrire i propri servizi senza ostacoli nell’Ue dal Regno Unito e propone accordi per “preservare i vantaggi reciproci di mercati integrati e salvaguardare la stabilità finanziaria”. La proposta britannica vuole porre “fine” alla libera circolazione delle persone per “restituire” al Regno Unito la gestione della politica migratoria. Londra punta però a un sistema che consenta ai cittadini britannici e comunitari di “continuare a viaggiare nei rispettivi territori”, di studiare o di lavorare. Il Regno Unito vuole creare un “quadro istituzionale comune” per consentire il buon funzionamento delle future relazioni con l’Ue, con un meccanismo di risoluzione delle controversie e un sistema di arbitrato indipendente. Londra conferma quindi la propria intenzione di non riconoscere la giurisdizione della Corte di giustizia europea, ma sottolinea che i tribunali britannici potrebbero prendere in considerazione le norme europee per i casi che rientrano nell’ambito delle “regole comuni”.

Il governo del Regno Unito propone di applicare alle proprie frontiere “le tariffe e le norme commerciali del Regno Unito per le merci destinate al Regno Unito e le tariffe e le norme commerciali dell’Ue per le merci destinate all’Ue”. Secondo Londra, questo sistema permetterebbe di evitare i controlli doganali tra Regno Unito e Ue in modo da risolvere la spinosa questione della frontiera tra Irlanda e Irlanda del Nord. Il governo britannico ha ribadito che è nell’interesse di entrambe le parti raggiungere un accordo sulla Brexit, prevista per il 29 marzo 2019. Ma, con l’avvicinarsi della data, si evidenzia anche la necessità di “intensificare” il lavoro di preparazione per affrontare tutti i possibili scenari, in particolare quello di una possibile uscita dall’Ue senza un accordo con Bruxelles.

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