Bruxelles, solo in Italia sbarco migranti soccorsi da missione Sophia

Bruxelles, solo in Italia sbarco migranti soccorsi da missione Sophia
La portavoce per la Politica estera e di Sicurezza comune della Commissione europea, Maja Kocijancic
10 luglio 2018

Contrariamente a quanto avevano riferito ieri fonti della Commissione europea, le navi della missione Ue Sophia contro i trafficanti che si trovano a soccorrere migranti in mare devono poi sbarcarli esclusivamente in porti italiani. Lo ha confermato oggi a Bruxelles la portavoce per la Politica estera e di Sicurezza comune della Commissione europea, Maja Kocijancic, dopo una prima rettifica diramata ieri sera dalle stesse fonti dell’Esecutivo Ue che avevano fornito inizialmente l’informazione sbagliata.

“A seguito degli accordi stabiliti riguardo all’operazione Sophia e firmati dalle autorità italiane, i porti di sbarco devono essere in Italia, e solo in Italia”, ha detto Kocijancic rispondendo alla domande dei giornalisti durante il “briefing” quotidiano della Commissione. Il mandato dell’operazione Sophia, comunque, arriva a termine e dovrà essere rinnovato sulla base di una “strategic review” entro la fine dell’anno. L’Italia potrebbe quindi chiedere di eliminare l’obbligo di sbarco dei migranti nella Penisola. Ma essendo Sophia una missione militare che fa capo alla Politica estera e di sicurezza comune, il rinnovo del mandato dovrà avvenire con una decisione all’unanimità, nel Consiglio Affari esteri dell’Ue.

Attualmente, dunque, solo l’altra operazione navale dell’Ue nel Mediterraneo centrale, Themis, ha eliminato l’obbligo di far sbarcare in Italia i migranti soccorsi in mare; obbligo che era invece previsto precedentemente dall’operazione Triton, che è stata sostituita da Themis a partire dal febbraio scorso. La missione europea Triton, lanciata nell’ottobre 2014 e rafforzata ed estesa nell’aprile 2015, aveva a sua volta sostituito parzialmente l’operazione tutta italiana “Mare Nostrum”. Con Triton, va ricordato, l’Italia aveva ottenuto una “europeizzazione” delle operazioni di ricerca e salvataggio, e del finanziamento dei suoi costi (fino ad allora solo a proprio carico), ma in cambio aveva accettato di continuare a sbarcare unicamente nei suoi porti i migranti salvati.

Questo punto è cambiato con il mandato della nuova missione Themis negoziato e firmato l’anno scorso dall’ex ministro dell’Interno Marco Minniti, secondo cui il paese che coordina le operazioni Sar (“Search and rescue”) di ricerca e salvataggio in mare, ovvero l’Italia, deve designare per lo sbarco dei migranti soccorsi un porto sicuro in un paese Ue, ma non necessariamente in Italia stessa. Potrebbero essere indicati, ad esempio, porti a Malta, in Croazia o in Spagna. Solo se nessun altro paese Ue fosse disponibile, l’obbligo del diritto internazionale sul soccorso in mare farebbe ricadere comunque sull’Italia il dovere di accoglienza in uno dei suoi porti. askanews

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