Visco spegne gli entusiami al governo: serve prudenza. E l’Abi: c’è rischio Argentina

10 luglio 2018

Avanti con prudenza, “per evitare tensioni o possibili crisi”. Senza giri di parole il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha lanciato un chiaro avvertimento al nuovo governo Lega-M5S in vista delle prime importanti scelte di politica economica, a partire dalla manovra d’autunno. Un messaggio rivolto, dal palco dell’assemblea annuale dell’Abi, direttamente al ministro dell’economia Giovanni Tria, che ha subito risposto rassicurando sulla volontà di mantenere i conti pubblici in equilibrio. Rassicurazioni espresse anche ai banchieri, che con il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, hanno manifestato le loro preoccupazioni evocando perfino il “rischio Argentina”.

Il richiamo di Visco è arrivato al termine di una lunga analisi sulla situazione del paese, con un’economia in frenata e le incognite legate al neoprotezionismo mondiale. “In questo contesto – ha detto – politiche di sostegno della domanda vanno dosate con cura, ponendo attenzione all’equilibrio dei conti pubblici e alla necessità di tenere sotto controllo la dinamica del rapporto tra debito e Pil”.

E guardando al futuro, è essenziale “non lasciare in eredità agli italiani di domani un debito più elevato e un reddito più basso”. Le riforme “hanno perso slancio – ha aggiunto il governatore – e davanti a una nuova crisi saremmo oggi molto più vulnerabili di quanto lo eravamo 10 anni fa”. Una messa in guardia cui il ministro dell’economia ha replicato con un tono prudente e tranquillizzante.

“Gli obiettivi di consolidamento di finanza pubblica – ha garantito Tria – non derivano solo dagli impegni europei ma anche dalla necessità di mantenere la fiducia degli investitori sulla stabilità dell’economia”. Il governo, secondo il ministro, farà le riforme strutturali e “il disegno riformatore sarà portato avanti mantenendo il necessario percorso di riduzione del debito pubblico”. Un percorso, ha spiegato Tria, che sarà compiuto in tempi realistici e “in stretto contatto con le istituzioni europee”.

E proprio il rapporto con l’Europa sembra agitare i pensieri dei big della finanza, in un momento delicato di trasformazione della governance dell’Ue. “La scelta strategica – ha ammonito Patuelli senza esitazioni – deve essere di partecipare maggiormente all’Unione Europea impegnando di più l’Italia nelle responsabilità comuni. Altrimenti l’economia italiana potrebbe finire nei gorghi di un nazionalismo mediterraneo molto simile a quelli sudamericani”.

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