Il presidente statunitense, Donald Trump, affronta una settimana in Europa che metterà alla prova i suoi rapporti con gli alleati e con “l’avversario” Vladimir Putin (così lo ha definito ieri). Il primo appuntamento è in programma oggi e domani a Bruxelles, ovvero il vertice della Nato, che sarà incentrato sulle spese per la difesa, su cui Trump continua a essere polemico con gli alleati, tanto da dire che il vertice con il presidente russo, in programma lunedì prossimo, potrebbe essere “più facile” di tutti gli altri impegni (Trump andrà anche nel Regno Unito, dove avrà un incontro con la premier Theresa May).
“La Nato non ci ha trattati in modo giusto, ma credo che qualcosa risolveremo […] Certamente passeremo momenti interessanti” ha detto prima di partire, parlando con i giornalisti. Poco prima, su Twitter, aveva ribadito concetti già espressi molte volte: “Gli Stati Uniti stanno spendendo molto più di qualsiasi altro Paese per la loro (ovvero degli alleati, ndr) protezione. Non è giusto per i contribuenti statunitensi. Inoltre, perdiamo 151 miliardi di dollari nel commercio con l’Unione europea. Ci fanno pagare grandi dazi (e barriere)!”. Ieri, aveva scritto: “Gli Stati Uniti stanno spendendo per la Nato molto più di qualsiasi altro Paese. Questo non è giusto, non è accettabile. Anche se questi Paesi stanno aumentando i loro contributi da quando sono entrato in carica, devono fare molto di più. La Germania è all’1%, gli Stati Uniti al 4%, e dalla Nato trae molto più vantaggio l’Europa, rispetto agli Stati Uniti”.
“Secondo alcuni resoconti, gli Stati Uniti stanno pagando il 90% [delle spese] della Nato, con molti Paesi per nulla vicini all’impegno del 2%”. Trump, da mesi, chiede agli alleati di rispettare l’impegno a dedicare il 2% del Pil alla difesa e si è recentemente lamentato sia al G7 in Canada, sia nelle lettere che ha inviato a giugno ai capi di Stato e di governo. Trump ha più volte attaccato la Nato, definita “obsoleta”, e gli alleati, accusati di non contribuire a sufficienza al “finanziamento della Nato”. Ma i membri dell’Alleanza atlantica si sono impegnati a spendere nella difesa il 2% del Pil e non si tratta, quindi, di fondi che finiscono alla Nato. Ogni Stato decide autonomamente quanto spendere per la difesa e come usare i fondi, tanto che per molti critici di Trump il parametro del 2% non è indicativo; solo una piccola parte della spesa dei singoli Paesi per la difesa, meno dell’1%, finisce direttamente nelle casse dell’Alleanza atlantica.
È vero, però, che solo 5 alleati degli Stati Uniti sui 28 dell’Alleanza hanno rispettato nel 2017 l’impegno di riservare il 2% del Pil alle spese per la difesa (secondo i dati della Nato, l’Italia ha speso l’1,13%, la Germania l’1,22%, gli Usa il 3,58%); è altrettanto vero che gli alleati degli Stati Uniti stanno rispettando l’impegno di aumentare le spese, che nel 2017 hanno registrato un +4,3%, dopo il +3,3% del 2016 e il +1,8% del 2015, primo aumento dopo anni di cali (fonte Nato). Nel summit in Galles del 2014 è stata fissata al 2024 la data entro la quale rispettare l’impegno del 2% del Pil alla difesa. In un’intervista alla Cnbc, la scorsa settimana, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha detto che l’Alleanza atlantica si sta muovendo nella giusta direzione e che il presidente statunitense lo ha riconosciuto: “La buona notizia è che abbiamo cominciato a fare esattamente questo e si vede già un aumento significativo” della spesa dedicata alla difesa.
“Negli ultimi anni, abbiamo aggiunto 87 miliardi di dollari grazie al Canada e agli alleati europei e questo fa davvero la differenza” ha aggiunto. “Due guerre mondiali e la guerra Fredda hanno mostrato che siamo più forti insieme e che è nell’interesse degli Stati Uniti mantenere un forte legame transatlantico”. Concetti espressi anche in un op-ed pubblicato sul Wall Street Journal: “Nel 2014, solo tre alleati [della Nato], ovvero Stati Uniti, Regno Unito e Grecia, rispettavano l’impegno del 2 per cento. Quest’anno, ci aspettiamo che quel numero salga a otto, con l’aggiunta di Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia e Romania. Inoltre, la maggioranza degli alleati ha in programma di rispettare l’impegno del 2% entro il 2024, con il resto [dei Paesi] che si muove nella giusta direzione”. “Il presidente Trump è stato esplicito su questo argomento […] L’aumento delle spese per la difesa Nato nell’ultimo anno e mezzo dimostra che i suoi sforzi stanno facendo la differenza” ha scritto Stoltenberg, sottolineando che, lo scorso anno, gli alleati hanno aumentato i loro budget per la difesa del 5,2%, il maggior aumento, in termini reali, in un quarto di secolo. Ora il 2018 sarà il quarto anno consecutivo di aumento della spesa”.
Uno dei perni dell’Alleanza atlantica è l’articolo 5 del trattato, che stabilisce che ogni attacco a uno Stato membro è da considerarsi un attacco all’intera alleanza, invocato per la prima volta dopo gli attentati dell’11 Settembre 2001; Trump, però, ha minacciato di non intervenire in aiuto degli alleati, se non rispetteranno l’impegno a spendere il 2% del Pil per la difesa. Ieri, alla conferenza stampa alla vigilia del summit, l’ambasciatrice statunitense alla Nato, Kay Bailey, ha assicurato che Trump ribadirà il suo appoggio incondizionato all’articolo 5 del trattato. Al suo ingresso in politica, Trump aveva subito preso di mira l’Alleanza atlantica. “Non funziona ed è obsoleta, gli alleati non pagano quanto dovuto. Ci devono un sacco di soldi”. “È ingiusta, paghiamo una quota sproporzionata”; “paghiamo una parte da leone”; “siamo spennati dai Paesi della Nato, che per la maggior parte non pagano praticamente nulla”; “paghiamo troppo, miliardi e miliardi di dollari”.
“Ci sono Paesi scrocconi (qui, ha usato un’accusa fatta anche dal predecessore, Barack Obama, ndr) e questo è ingiusto, molto ingiusto”. Frasi ripetute in varie interviste ai media statunitensi, raggruppate in un pezzo di ‘fact checking’ del Washington Post. Nessun Paese, però, “deve” dei soldi agli Stati Uniti. Per quanto riguarda i soldi alla Nato, i fondi indiretti non prevedono un obbligo (come per il 2% del Pil alla Difesa), al contrario di quelli diretti, che prevedono una quota per ogni Paese, calcolata in base al Pil, per coprire le spese civili e militari dell’Alleanza: per esempio nel 2017 gli Stati Uniti hanno coperto il 22,13% del budget, la Germania il 14,64%, l’Italia l’8,4%, l’Albania lo 0,08 per cento. Il budget militare della Nato, nel 2017, è stato di 1,29 miliardi, quello civile di 234,4 milioni; per un raffronto, basti pensare che la spesa totale per la difesa dei membri della Nato si è aggirata, lo scorso anno, intorno ai 921 miliardi di dollari.