Oltre 13 miliardi di euro di multe, da Google a Facebook, le super multe del colossi hi-tech

Oltre 13 miliardi di euro di multe, da Google a Facebook, le super multe del colossi hi-tech
12 luglio 2018

L’ultimo caso e’ quello della Gran Bretagna che ha multato Facebook con 500.000 sterline per lo scandalo Cambridge Analytica. Ma per i giganti del web le stangate finanziarie non sono una novita’. Andiamo a vedere le principali.

NEL 2016 APPLE MULTATA DI 13 MILIARDI Ad agosto 2016 la Commissione europea ha multato Apple di ben 13 miliardi di euro. Secondo Bruxelles, l’Irlanda infatti aveva garantito benefici fiscali non dovuti pari alla cifra monstre all’azienda di Cupertino e per questo le ha imposto di pagare le tasse dal 2003 al 2014 oltre agli interessi. L’accordo fiscale con Dublino, secondo la commissaria Ue alla concorrenza Margrethe Vestager, avrebbe consentito ad Apple di pagare imposte di appena l’1% sui profitti Ue nel 2003, scese addirittura allo 0,005% nel 2014. In realta’, non si tratta di una vera e propria multa perche’ l’Antitrust Ue non chiede all’azienda di versare la somma di denaro ma al Paese responsabile del trattamento fiscale vantaggioso, in questo caso l’Irlanda, di farsi restituire le tasse non pagate.
Un anno prima, nel 2015, sempre Apple aveva raggiunto un accordo con il fisco italiano per sanare un’evasione da quasi un miliardo contestata ai vertici dell’azienda dalla procura di Milano pagando all’erario 318 milioni di euro.

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A GIUGNO 2017 GOOGLE SANZIONATA PER 2,4 MLD Piu’ di recente, a giugno 2017, e’ stata la volta di Google. Il gruppo di Mountain View ha ricevuto una multa da 2,4 miliardi di euro dalla Commissione europea per avere dato piu’ rilevanza e avere favorito il suo servizio per lo shopping rispetto a quelli della concorrenza, nelle pagine dei risultati del motore di ricerca. La multa e’ la piu’ alta mai decisa dalla Unione Europea per un’azienda tecnologica e arriva dopo anni di indagini, coordinate dalla commissaria per la Concorrenza Margrethe Vestager. Inoltre, ed e’ cronaca di questi giorni, le indagini su Android potrebbero portare a nuove pesanti sanzioni per l’azienda. La prossima settimana (il 17 luglio) a Bruxelles, l’Ue dovrebbe chiarire se Android ha diffuso i propri servizi a scapito di quelli della concorrenza.

AMAZON DOVRA’ PAGARE 250 MLN C’e’ poi il caso Amazon che a ottobre 2017 e’ stata multata sempre dall’Antitrust Ue di 250 milioni di euro a titolo di risarcimento per vantaggi fiscali illeciti dei quali il colosso dell’e-commerce ha goduto registrando in Lussemburgo la base delle proprie operazioni. Come per Apple e l’Irlanda i 250 milioni dovranno ora essere versati alle autorita’ del Lussemburgo.

E ORA TOCCA A FACEBOOK E arriviamo a ieri quando e’ arrivata per Facebook la prima multa dopo dello scandalo di Cambridge Analytica che ha violato i dati di 87 milioni di utenti del social media nel mondo. Secondo l’Information Commissioner’s Office (Ico), l’authority britannica sulla privacy e i dati, Facebook ha violato la legge non tutelando gli utenti e per questo gli e’ stata inflitta una multa da 500.000 sterline, la massima prevista nel Regno Unito per questo tipo di infrazioni. L’Ico, che tradizionalmente non divulga le sue conclusioni, ha detto di averlo fatto per sollecitare l’interesse dell’opinione pubblica su questa materia, annunciando la sua decisione dopo la mezzanotte a Londra. La conclusioni dell’Ico saranno di interesse anche per le autorita’ statunitensi che stanno indagando sullo stesso scandalo: l’Fbi, la Federal Trade Commission (Ftc) e la Security and Exchange Commission (Sec). Facebook ha risposto che avrebbe dovuto “fare di piu’ per indagare sulle richieste di Cambridge Analytica e agire nel 2015”, secondo quanto rimarcato dalla responsabile della privacy Erin Egan.

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“Abbiamo lavorato a stretto contatto con l’Ico nell’ambito dell’indagine su Cambridge Analytica – ha sottolineato la Egan – cosi’ come con le altre autorita’ Usa e di altri paesi”. Secondo Elizabeth Denham, il commissario Ico, Facebook avrebbe dovuto spiegare agli utenti perche’ sono stati presi di mira da particolari spot o messaggi elettorali. “Da parte di Facebook e’ mancata la sufficiente trasparenza che consentisse agli utenti di capire come e perche’ siano stati presi di mira da un partito politico o da una campagna”, ha scritto la Denham. Cambridge Analytica ha utilizzato i dati per influenzare elezioni in alcuni Paesi a partire dalla presidenziali Usa nel 2016. Cambridge Analytica ha negato che i dati ottenuti senza il consenso degli utenti Facebook siano stati utilizzati per favorire la campagna elettorale di Donald Trump.

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