Sulle liste d’attesa “l’organizzazione delle aziende e’ regionale, all’interno della quale il ministero non puo’ entrare per ragioni costituzionali e di competenza. Tuttavia e’ chiaro che su questo tema e’ mancato un impulso politico centrale in passato. Per cinque anni in parlamento fui l’unica a sollevare la questione, presentai una mozione che ora cerchero’ di riprendere”.
Cosi’ il ministro della Salute, Giulia Grillo, intervenuta a Radio anch’io su Radio1. Le regioni che hanno risposto nei termini “che avevo indicato- spiega il ministro- solo state inizialmente la meta’, ora ne mancano tre. Il tema e’ molto complicato perche’ legato alla singola regione e alla singola struttura aziendale”. Sui tempi alcune regioni “dicono di essere nei tempi perfetti, ma c’e’ discrasia rispetto a quello che ci dicono i cittadini. Abbiamo vari limiti: il governo monitora solo alcune prestazioni, non tutte. Abbiamo chiesto su questo informazioni alle regioni, quello che loro ci dicono dovrebbe essere la verita’, poi pero’ si dovrebbe verificare caso per caso. O faremo ispezioni a campione, o ci baseremo sulle segnalazioni dei cittadini”.
Quanto alla discrasia tra attesa nel pubblico e nel privato, Grillo ricorda che “c’era gia’ una legge chiara” in tal senso. “Diceva che il numero delle prestazioni che tu potevi fare in intramoenia non poteva superare quelle dei volumi indicati per l’attivita’ istituzionale. Questo aspetto andava regolamentato. Abbiamo chiesto alle aziende sanitarie se si fossero dotate di questo regolamento, e la maggior parte non ce l’ha”. La normativa sulle liste d’attesa va dunque tutta rivista, perche’ negli anni e’ stata fortemente manipolata, oggetto di proroghe e deroghe. L’ipotesi e’ di intervenire anche sull’intramoenia, che doveva e poteva essere uno strumento utile per accelerare, ma non nella misura in cui il cittadino e’ obbligato a farlo”.