Il regime iraniano si sta preparando al ritorno delle sanzioni Usa che entreranno in vigore domani con una serie di misure repressive ed arresti eccellenti, ma anche con accenni di aperture, in particolare, per tentare di arginare la caduta della valuta nazionale; il tutto tra manifestazioni contro le difficoltà economiche e la corruzione che minano il governo del presidente Hassan Rohani, fautore della storica intesa nucleare siglata da Teheran con le grandi potenze mondiali nell’estate del 2015 dal quale si è ritirato il presidente americano Donald Trump.
Negli ultimi giorni diverse città sono state teatro di sporadiche manifestazioni e scioperi, causando crescente preoccupazione per il regime. Il Segretario di Stato americano Mike Pompeo ha promesso che gli Stati Uniti “faranno rispettare le sanzioni”. Misure che possono incidere pesantemente su un’economia già in difficoltà per l’elevata disoccupazione e una decisa inflazione. In sei mesi, il rial, la moneta nazionale, ha perso quasi due terzi del suo valore. Per cercare di arginare questa crisi, Rohani presenterà oggi (alle 16 italiane) con un discorso televisivo il suo piano contro il crollo della valuta e l’impatto delle sanzioni.
Intanto il suo governo ha già annunciato ieri un allentamento delle misure che regolano il tasso di cambio. Gli uffici di cambio, chiusi ad aprile, dovrebbero essere riaperti, anche se la loro attività sarà strettamente monitorata. Sollecitata dai leader religiosi per agire contro la corruzione, l’autorità giudiziaria ha annunciato l’arresto del vice-governatore e capo del dipartimento di cambio della Banca centrale di Teheran, Ahmad Araghchi, con altri funzionari e quattro commercianti accusati di speculazione. Ieri sera, la tensione sembrava ancora alta a Karaj, una città a Ovest di Teheran e al centro di recenti disordini. I giornalisti hanno trovato una forte presenza di polizia antisommossa.
Inoltre, le autorità hanno imposto severe restrizioni alla stampa, rendendo impossibile verificare in modo indipendente l’entità delle proteste. L’accesso telefonico a Internet è stato ridotto nella regione. Intanto i media ufficiali cercano di minimizzare l’impatto delle nuove sanzioni ammettendo “difficolta” solo in alcuni settori dell’economia del Paese. “E’ vero che negli ultimi quattro mesi ci sono state difficoltà nei settori del mercato dell’oro, della valuta e delle automobili, ma non esattamente nelle misure sperate dal mercante Trump”, come scrive oggi sul suo sito online al Alam, emittente iraniana in lingua araba. askanews