Il 17 agosto 2018 l’aliante sperimentale Perlan 2 di Airbus ha effettuato il suo secondo volo nella stratosfera (il 48esimo in totale), dopo essere stato trainato da un aereo a turbina Grob G520 Egrett fino a 44mila piedi (circa 13mila metri), prima di essere sganciato.
Si è trattato del volo al traino di un aliante alla quota più alta mai documentato fino ad oggi. Una quota non ancora elevatissima ma dalla quale s’inizia a vedere in maniera distinta la curvatura della sfera terrestre. Ad oggi il record di quota in aliante è di 52.172 piedi (15.902 metri), risale al 3 settembre 2017 e appartiene allo stesso Perlan 2, pilotato da Jim Payne e Morgan Sandercock.
La missione del Perlan 2 è raggiungere, gradualmente, i 90mila piedi (circa 30mila metri) per andare a cavalcare le violente onde di montagna stratosferiche, le correnti a getto e i vortici polari, raccogliendo dati sulle reazioni chimiche che stanno alla base della formazione del buco nell’ozono e dei cambiamenti climatici.
Per volare così in alto, però, c’è bisogno di un aliante pressurizzato, leggerissimo e con caratteristiche speciali, in grado di veleggiare in un’atmosfera a densità ridotta (circa il 3% in meno che al livello del mare) e a -70 gradi centigradi, condizioni che si avvicinano all’atmosfera di Marte. I dati raccolti, infatti, potranno servire anche a sviluppare modelli di volo per potenziali velivoli destinati a esplorare i cieli marziani.
Anche le velocità, sempre a causa della minore densità dell’aria, sono molto elevate; per mantenersi in volo a quella quota, infatti, il Perlan 2 è stato dotato di speciali ali in grado di fendere l’aria in regime transonico a mach 0.5, pari a circa 600 km all’ora, studiate in maniera tale da evitare il cosiddetto flutter aerodinamico, una vibrazione che può avere effetti distruttivi. Il progetto Perlan è una importantissima sfida tecnologica e scientifica che vede tra i principali sostenitori il miliardario Dennis Tito, primo turista spaziale della storia.
