Haftar pronto a marciare su Tripoli . E accusa l’Italia perché protegge i capi delle milizie

Haftar pronto a marciare su Tripoli . E accusa l’Italia perché protegge i capi delle milizie
Khalifa Haftar
7 settembre 2018

Con una mossa destinata a sconvolgere i già precari equilibri in Libia, il generale Khalifa Haftar, l’uomo forte della Cirenaica, ha minacciato due cose: la prima è di far marciare su Tripoli il suo esercito per cacciare capi di milizie a suo avviso sostenuti dall’Italia; la seconda, non meno grave, è la minaccia di “far abortire” le prossime elezioni se il voto non sarà “trasparente”.

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Il generale sostiene di essere appoggiato da gran parte delle potenti milizie di Misurata e di Zintan che sono state fino ad oggi il baluardo militare del suo rivale Faez al Sarraj, capo del governo d’Accordo Nazionale (GNA, riconosciuto dalla Comunità internazionale. Il generale ha aspettato 12 giorni di violenti combattimenti a Tripoli tra milizie rivali teoricamente legate al GNA prima di uscire allo scoperto con un discorso trasmesso dalla tv Hadath. E pronunciato davanti ad una trentina di notabili tribali. Ecco, punto per punto, le questioni affrontate.

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MARCIA SU TRIPOLI: “Questa crisi di Tripoli deve finire al più presto, non possiamo stare in silenzio di fronte alla situazione attuale e la liberazione di Tripoli in base a un preciso piano militare è opzione inellutabile”, sono le parole del generale, che ha aggiunto di tenere lui stesso “contatti segreti con gran parte delle milizie di Misurata e Zintan” e che le forze a lui legate “sono già presenti” a Tripoli e sono pronte a prendere la città. “Non lasceremo cadere Tripoli, lì il popolo libico dovrà vivere in sicurezza”, ha detto Haftar.

LE ACCUSE ALL’ITALIA: In sostanza Haftar ha accusato Roma di proteggere i capi delle milizie di Tripoli, che lui minaccia di cacciare dalla Libia. “Non possiamo che chiedere ai comandanti delle milizie di Tripoli di lasciare (la Libia) e poi aiutarli, con il supporto delle ambasciate, a vivere lontano dai libici”, ha detto prima di indicare questi capi milizie come gente che “galleggia grazie all’Italia e si considera nostro nemico”.

“ELEZIONI EQUE O LE ABOLIREMO”: L’uomo forte della Cirenaica, con la sua divisa di generale e una camicia a mezze maniche, ha parlato quindi delle elezioni fissate per dicembre al vertice tenuto a Parigi lo scorso maggio. “Sono il primo a volere le elezioni”, ha detto prima di avvertire: “se non saranno eque l’esercito provvederà a farle abortire”. “Ma se saranno eque – ha continuato – allora io sono vincolato all’accordo di Parigi”. Anche se in un secondo passaggio Haftar ha precisato: “lì c’è stato un accordo politico tra le parti rivali in Libia, ma tutti gli accordi politici sono inutili”.

NO A PROGETTO DI NUOVA COSTITUZIONE: Inoltre il generale ha ribadito che non accetterà il progetto della nuova Costituzione che il parlamento di Tobruk dovrebbe ratificare entro il 10 settembre. A tal proposito, Haftar ha detto che il progetto dovrà essere ratificato dopo le elezioni, altrimenti “il popolo libico rifiuterà la nuova Costituzione”. Dichiarazioni che vanno a vantaggio della Francia che insiste per organizzare il voto a dicembre. Mentre l’Italia sostiene che prima del voto deve arrivare la pacificazione. askanews

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