Luigi Di Maio continua a dire “no” alla Tap. Per il ministro del Lavoro, il gasdotto della Trans Adriatic Pipeline, il cui approdo molto contestato è previsto a San Foca di Melendugno in provincia di Lecce, non deve essere realizzato. “Il M5S era ed è no Tap – ha detto il vice premier -. Non si può prescindere dal dialogo con le comunità locali ed è inutile pensare di fare un’opera senza discutere”. Di Maio sa che a Bari, dove ieri ha presenziato alla Fiera del Levante, non può continuare a sparare annunci, perché a circa novanta chilometri di distanza c’è Taranto, dove il suo MoVimento, ha già incassato i primi fischi. “Avete tradito Taranto”, è il coro unanime di gruppi di cittadini e comitati tra cui Genitori tarantini, Cittadini liberi e pensanti, Tamburi combattenti, Giustizia per Taranto, Help us e altri ancora, in risposta all’accordo di vendita dell’Ilva ad ArcelorMittal.
La protesta è la naturale reazione dei tarantini dato che i Cinquestelle avevano promesso la chiusura dell’Ilva, o almeno così avevano strillato per tutta la campagna elettorale delle Politiche. Invece, il loro capo politico, Luigi Di Maio – che non è più all’opposizione, spesso fronte ideale per annunci e demagogia – alle prese con la complessità del caso, alla fine ha dato il via libera a un accordo nel solco tracciato dal suo predecessore, Carlo Calenda, e senza annullare nessuna gara. Dunque, Di Maio sa che deve cambiare registro. E così ha fatto a Bari. “Taranto ha bisogno di investimenti nella cultura, nel turismo, nelle aziende – ha promesso il ministro -. Io voglio portare investitori a Taranto che aprano altre attività produttive pulite, che diano lavoro ai giovani”.
Intanto, non si placano ancora le polemiche sull’Ilva. Di Maio chiude il procedimento avviato sulla gara di aggiudicazione dell’acciaieria e che di fatto dispone “di non procedere all’annullamento”. Nello stesso tempo, pubblica sul sito del Mise il parere dell’Avvocatura di Stato che giudica annullabile la gara se si ravvisa un “particolare interesse pubblico” ed esprime dubbi sulla mancata valutazione dell’offerta di Acciai Italia. Dunque, per annullare l’aggiudicazione dell’Ilva ad Arcelor Mittal non basta che la procedura abbia profili di illegittimità ma è necessario l’interesse pubblico “attuale e concreto”. Apriti cielo. Irrompe l’ex ministro Calenda: “Chiaro ora perché Di Maio ha tenuto segreto il parere! L’Avvocatura conferma in pieno parere precedente su rilanci. Eccesso di potere ci sarebbe stato se non si fosse tenuto in conto interesse pubblico. In un Paese serio un Ministro che distorce un parere istituzionale si dimette”.
Anche il simpatizzante grillino, Michele Emiliano, prende le distanze dal capo politico 5 stelle, consapevole che seguendo la scia pentastellata, rischia di perdere ancora voti. E così il governatore della Puglia, in merito all’accordo Ilva, ha tuonato: “Non sono soddisfatto perché non ho ancora garanzie sulla dismissione degli altoforni a carbone”. D’altronde, il tema ambiente e quindi salute dei cittadini, rimane molto enigmatico in questo accordo. Di certo hanno fatto breccia i posti di lavoro. Tuttavia, Di Maio, per risolvere la vitale questione dell’impatto ambientale tira fuori un altro coniglio dal suo cilindro: “Adesso siamo impegnati a creare il cosiddetto ‘poliziotto ambientale’ e dovremo lavorare su quello per far sì che gli impegni presi da Mittal siano mantenuti”. Infine, al via da oggi le assemblee negli stabilimenti Ilva dove i lavoratori saranno chiamati ad esprimersi, con un sì o un no, sull’ipotesi di accordo siglato dalle organizzazioni sindacali giovedì scorso al Mise.