L’ex terrorista nero Massimo Carminati e il ras delle cooperative Salvatore Buzzi erano ai vertici di un’associazione di tipo mafioso. Lo ha riconosciuto la terza corte d’appello di Roma nel processo al “Mondo di Mezzo” attenuando le pene ai due boss ma ribaltando l’impostazione dei giudici di primo grado. Il collegio, presieduto da Claudio Tortora, ha attribuito a 18 dei 43 imputati, a vario titolo e a seconda delle diverse posizioni processuali, l’articolo 416 bis, o il solo concorso esterno, e l’aggravante del metodo mafioso previsto dall’articolo 7 della legge del 1991.
Oltre ai nomi di Carminati e Buzzi, la lista comprende quelli di Claudio Bolla (4 anni e 5 mesi), Riccardo Brugia (11 anni e 4 mesi), Emanuela Bugitti (3 anni e 8 mesi), Claudio Caldarelli (9 anni e 4 mesi), Matteo Calvio (10 anni e 4 mesi), Paolo Di Ninno (6 anni e 3 mesi), Agostino Gaglianone (4 anni e 10 mesi), Alessandra Garrone (6 anni e 6 mesi), Luca Gramazio (8 anni e 8 mesi), Carlo Maria Guarani’ (4 anni e 10 mesi), Giovanni Lacopo (5 anni e 4 mesi), Roberto Lacopo (8 anni), Michele Nacamulli (3 anni e 11 mesi), Franco Panzironi (8 anni e 7 mesi), Carlo Pucci (7 anni e 8 mesi) e Fabrizio Franco Testa (9 anni e 4 mesi). Altre 13 condanne sono state inflitte per reati che vanno dalla corruzione all’estorsione, alla turbativa d’asta: Antonio Esposito (2 anni e un mese), Giovanni De Carlo (2 anni), Mirko Coratti (4 anni e 6 mesi), Sandro Coltellacci (4 anni e 6 mesi), Franco Figurelli (4 anni), Mario Cola (3 anni), Cristiano Guarnera (4 anni e 8 mesi), Guido Magrini (3 anni), Pier Paolo Pedetti (3 anni e due mesi), Mario Schina (4 anni), Angelo Scozzafava (2 anni e 3 mesi), Giordano Tredicine (2 anni e 6 mesi) e Tiziano Zuccolo (9 mesi). Otto imputati sono stati assolti e due hanno patteggiato la pena.
L’assoluzione e’ stata disposta nei confronti di Stefano Bravo, Pierino Chiaravalle, Giuseppe Ietto, Sergio Menichelli, Daniele Pulcini (per non aver commesso il fatto) e Nadia Cerrito (perche’ il fatto non costituisce reato), tutti condannati in primo grado. Confermata l’assoluzione per Rocco Ruotolo e Ruggiero Salvatore, per i quali l’accusa, sia in primo che in secondo grado, aveva chiesto la condanna per associazione di stampo mafioso. A patteggiare la pena sono stati l’ex componente del Tavolo di coordinamento sugli immigrati del Viminale, Luca Odevaine (5 anni e 2 mesi), e l’ex funzionario del X Dipartimento Claudio Turella (6 anni). “Abbiamo sempre detto che le sentenze vanno rispettate – ha detto subito dopo la sentenza il procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, in aula assieme al pm Luca Tescaroli -. Lo abbiamo fatto in primo grado e lo faremo anche adesso. La corte d’appello ha deciso che l’associazione criminale che avevamo portato in giudizio era di stampo mafioso e utilizzava il metodo mafioso. Una questione di diritto che evidentemente i giudici hanno ritenuto fondata”.
“La corte d’appello – ha sottolineato il procuratore generale, Giovanni Salvi – ha riconosciuto il carattere mafioso dell’associazione. Questo e’ il punto di arrivo di un intenso impegno e al tempo stesso di partenza. La consapevolezza dell’esistenza anche a Roma e nel Lazio di forze criminali in grado di condizionare la vita economica e politica e di indurre timore nella popolazione resta il centro di riferimento delle iniziative giudiziarie, che devono necessariamente essere accompagnate dalla crescita della coscienza civile e dal risanamento della struttura della pubblica amministrazione”. Di tutt’altro tenore i commenti delle difese. Per Alessandro Diddi, difensore di Buzzi, “quanto accaduto e’ grave, e’ un fatto assolutamente stigmatizzabile l’aver riconosciuto in questa roba la mafia. E’ una bruttissima pagina per la giustizia del nostro Paese”.
“Questa sentenza rappresenta per me una sorpresa – ha ammesso Bruno Giosue’ Naso, difensore, tra l’altro, di Carminati – perche’ gia’ non condividevo la sentenza di primo grado che aveva riconosciuto due associazione distinte. L’insussistenza dell’accusa mafiosa mi sembrava inattaccabile: evidentemente mi sbagliavo. Se persino questo collegio che e’ uno dei migliori della corte d’appello ha riconosciuto l’aggravante mafiosa di questa associazione o io dopo 50 anni di attivita’ professionale non capisco piu’ nulla di diritto, e ci puo’ anche stare, oppure e’ successo qualcosa di stravagante che ha influito sulla sentenza”. Soddisfatta la sindaca Virginia Raggi, presente in aula. “Questa sentenza – ha affermato – conferma la gravita’ di come il sodalizio tra imprenditoria criminale e una parte della politica corrotta abbia devastato Roma. Conferma, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che bisogna tenere la barra dritta sulla legalita’. E’ quello che stiamo facendo e continueremo a fare per questa citta’ e i cittadini”. “Oggi si scrive una pagina nuova della storia della nostra citta’”, ha scritto il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, ringraziando procura e forze di polizia “per l’impegno e il lavoro di questi anni”.