Al centrodestra ci crede. Ma considerare Matteo Salvini “avversario è pura follia”. Nicola Ottaviani non è solo il sindaco di Frosinone. Il primo cittadino ciociaro sta costruendo da oltre un anno anche una forza politica all’interno della coalizione, arruolando sindaci pure al di fuori dell’area di centrodestra per creare una forza moderata che affianchi la Lega. Perché – questo in sintesi è il suo ragionamento – o Forza Italia si riorganizza o serve un altro contenitore. In ogni caso, le primarie sono indispensabile.
Signor sindaco, è molto critico su Fi.
“Premessa: quello che è venuto dopo il 4 di marzo è un fatto eccezionale. Non c’erano i numeri, purtroppo, per riuscire a portare avanti una coalizione di centro-destra che fosse maggioranza assoluta, a causa di una legge bislacca e che ha portato a questa sorta di ibrido che non può, però, durare all’infinito, al di là di quelli che possono essere i contratti di governo. Il punto, allora, è capire cosa vuole Fi o il nuovo soggetto che dovrà nascere necessariamente per andare oltre quello che è stato lo schema del passato dello stesso partito. Di certo, se Fi vuole andare in questa nuova direzione, dovrà farsi trovare pronta a livello soprattutto identitario, con un programma ben chiaro, e senza problemi di primogeniture”.
Lei crede al centrodestra, bene. Ma c’è un alleato, la Lega, che oggi è di “lotta” e di governo.
“Si commette il solito errore, di non rendersi conto che il Paese ha bisogno di essere governato. Non ci dimentichiamo, tra l’altro, che i Cinquestelle avevamo ipotizzato l’impeachment al capo dello Stato…! Inutile, allora, che ci giriamo attorno, tutti all’interno del centrodestra hanno sdoganato il governo gialloverde. Di certo, da qui a breve, Lega e il M5s arriveranno a riconsiderare le proprie posizioni. Voglio anche evidenziare l’iperattivismo di Roberto Fico che è il riferimento più importante di quella sinistra statalista che è stata anche al di fuori del Pd. C’è anche l’ala meno oltranzista del M5s che potrebbe chiudere un accordo col Pd magari appena avrà eletto un nuovo segretario. Non bisogna perdere di vista, di conseguenza, quello che sta avvenendo all’interno del Pd con Nicola Zingaretti che proprio nel Lazio, al M5s non ha sbarrato le porte”.
Come vede l’attuale “gestione” Tajani degli azzurri?
“Antonio Tajani ha capito sicuramente che qualche cosa nell’aria moderata è cambiata. Serve ridisegnare Fi partendo dal rapporto con gli elettori. Il problema è capire, invece, quali siano per Tajani i margini di manovra tra l’interpretazione di quello che vuole la base e il vecchio concetto del cerchio magico che, alla fine, si sta trasformando in nodi scorsoi per chi li crea. Ma, attenzione, senza rinnegare lo spirito principe del presidente Silvio Berlusconi”.
In sostanza, niente più amarcord.
“Fi deve strutturarsi se vuole rimanere in vita. Teniamo le soubrette lontane dai centri decisionali della democrazia. Chi non ha il consenso è inutile che con lustrini e mostre cerca di andare avanti. Oggi la gente ha bisogno di avere la proiezione non del soggetto che va in televisione in modo inghirlandato, ma di chi rappresenta la massaia, la studentessa, il Paese reale”.
Molti hanno il sospetto che lei ha in cantiere un nuovo “partito dei sindaci”.
“Questa si chiama dialettica interna, quella che è sempre mancata e che probabilmente aveva un senso che mancasse quando c’era un leader riconosciuto e indiscusso al comando. Nello stesso momento in cui c’è un cambiamento di leadership, di fatto, e c’è un rimescolamento di quelli che sono i vertici del centro-destra a livello nazionale, come fa ad esserci assenza di dialettica all’interno della base popolare del centro-destra. Se poi questa dialettica viene contrastata, è chiaro che le conseguenze si vanno a riverberare anche sulle scelte della classe dirigente. Oramai non c’è più nulla di scontato”.