Antonio Albanese in tv con la serie “I Topi”, ironia sulla mafia
L’attore nel ruolo di un latitante che vive in un bunker, tre serate su Rai3 video
Un latitante siciliano che vive in una villetta-bunker in un imprecisato luogo del Nord Italia insieme alla sua famiglia, tra allarmi, cunicoli, tunnel e passaggi segreti per passare inosservato. È Sebastiano il nuovo personaggio in cui si è trasformato Antonio Albanese che ha scritto, diretto e interpretato la serie comedy “I topi”, sei episodi in onda su Rai3 in tre prime serate, il 6, il 13 e il 20 ottobre, con un’anteprima su RaiPlay dal 2 ottobre.
È la prima serie tv di Albanese che con ambientazioni surrealistiche e grottesche e la sua solita ironia, offre uno sguardo diverso sulla mafia. Ridicolizzando e allo stesso tempo condannando la vita sottoterra da “topi” del protagonista e della sua famiglia. “I topi vivono sotto terra, esistono, abbiamo inventato ben poco e la speranza è di seppellirli con una risata”. L’idea, ha raccontato, gli è venuta proprio guardando in tv il servizio su un uomo che usciva da un bunker dopo 8 mesi di latitanza. “Non so perché ma io ho cominciato a ridere vedendolo e ho detto è un deficiente…. È davvero un deficiente!”.[irp]
Da quel momento ha iniziato a fantasticare e a documentarsi sugli stratagemmi dei boss latitanti per sfuggire alla polizia e ha costruito il suo Sebastiano. “È una persona profondamente ignorante, un maschilista”. “È stupido, questo mi sembrava interessante esaltarlo, maleducato, fa di tutto per non entrare in galera ma è in galera da anni”. Intorno al protagonista che, come Cetto La Qualunque e gli altri personaggi dell’universo di Albanese prendono spunto dalla realtà, ci sono la moglie Betta, Lorenza Indovina, i due figli, lo zio, Tony Sperandeo, la zia Clelia Piscitello e U Stuorto, Nicola Rignanese, amico e uomo di fiducia. Una umanità assurda e paradossale prigioniera di se stessa. Così ha rappresentato la realtà mafiosa. “È un’infezione come quella che portano in un modo o nell’altro i roditori”.