“A prima vista” la Commissione europea ritiene che i nuovi obiettivi di bilancio fissati dalla nota di aggiornamento del Def costituiscano una “deviazione significativa” dal percorso di aggiustamento raccomandato all’Italia e questo “e’ una fonte di grave preoccupazione”. Nulla di ufficiale e nessuna bocciatura della manovra ma il messaggio del vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, e del commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, nella lettera di risposta al ministro dell’Economia, Giovanni Tria, dopo la presentazione della nota di aggiornamento del Def è più che chiaro. Dombrovskis e Moscovici chiedono al governo di assicurare che il progetto di legge di bilancio, che dovra’ essere presentato entro il 15 ottobre, sia “in conformita’ con le regole fiscali comuni”.
In pratica, la risposta che la Commissione europea si appresta a mandare all’invio della nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, da parte del governo italiano, sarà solo una “presa d’atto”, senza alcun giudizio di merito. La Commissione, in realtà, continua ad aspettare l’invio, entro il 15 ottobre, del documento programmatico di bilancio (“Draft budgetary plan”, DBP), formulato secondo le regole del Patto di stabilità. E’ sulla base di questo documento che la Commissione, entro una settimana dalla sua notifica, invierà pressoché certamente una richiesta di ulteriori dettagli e chiarimenti al governo italiano. In effetti, il fatto che la manovra preveda un rapporto deficit/Pil al 2,4% nel 2019 comporta un aumento notevole del deficit strutturale, quando la Commissione chiedeva invece all’Italia di ridurlo. Non fosse che per questa ragione, la lettera di chiarimenti risulta pressoché inevitabile.
Inoltre, come facevano notare ieri fonti comunitarie, l’Italia appare come l’unico paese dell’Eurozona che quest’anno non riduce il proprio deficit strutturale, facendo retromarcia rispetto al percorso di consolidamento finanziario. Se non riceve risposte adeguate, entro due settimane dal ricevimento del DBP, la Commissione può adottare un parere in cui si chiede al governo di ripresentare il suo bilancio. In questo caso, non vi sarebbe alcuna lettera da inviare al governo italiano, ma una decisione ufficiale adottata dalla Commissione europea. Nel caso in cui non vi sia, invece, la richiesta di ripresentare il bilancio, la Commissione prenderà il suo parere, per l’Italia come per tutti gli altri Stati membri, entro la fine di novembre.
Da notare che il parere in questione riguarda solo il bilancio del 2019 (oltre alle cifre consolidate del 2018); in altre parole, il fatto che il governo preveda riduzioni del deficit e del debito pubblico negli anni successivi, 2020 e 2021, può essere considerato come “un buon segnale” – come lo stesso commissario agli Affari economici e finanziari, Pierre Moscovici, ha già osservato nei giorni scorsi -, ma non dovrebbe avere influenza sulla valutazione da parte di Bruxelles della manovra finanziaria per l’anno prossimo. Le stime riguardanti l’andamento del deficit e della crescita per il 2020 saranno tuttavia considerate nelle “previsioni economiche d’autunno” che la Commissione presenterà intorno al 10 novembre; per le cifre del 2021 bisognerà aspettare, invece, le “previsioni economiche di primavera” attese dall’Esecutivo comunitario nel maggio prossimo.
Quanto a una eventuale “procedura d’infrazione”, menzionata spesso dalla stampa italiana, si tratterebbe in realtà di una “procedura per deficit eccessivo” che la Commissione europea potrebbe decidere di aprire a carico dell’Italia in un secondo momento, e non contestualmente all’eventuale richiesta di ripresentare il bilancio. Questa procedura potrebbe avere come oggetto sia l’aumento del deficit strutturale che l’Italia era tenuta a ridurre, sia l’aumento, o una riduzione non abbastanza rapida, del debito pubblico in rapporto al Pil. Prevedere oggi se e quando una tale procedura possa essere decisa dalla commissione appare comunque prematuro.