Martina annuncia dimissioni ma avverte: “Attenti a come si fa congresso”

Martina annuncia dimissioni ma avverte: “Attenti a come si fa congresso”
Maurizio Martina
28 ottobre 2018

Maurizio Martina annuncia le dimissioni “nei prossimi giorni” da segretario del Pd, perchè “il mio mandato è completato”. Nonostante il tentativo dei renziani, in questi giorni e ancora questa mattina, di promuovere le ragioni di uno slittamento, il congresso Dem dunque si terrà prima delle Europee. Ma lo stesso Martina avverte: “È uno strumento utile per completare il lavoro, ma dipenderà da come lo facciamo”. Perchè anche il Forum di Milano ha restituito l’immagine di un partito diviso, con – parole di Gianni Cuperlo – “un fantasma che ancora aleggia”, ovvero quello di Matteo Renzi.

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Il prossimo passo saranno dunque le dimissioni della segreteria Dem, e poi la convocazione dell’Assemblea nazionale: “Propongo l’11 novembre”, dice Martina. A quel punto l’abbrivio per il congresso sarà inarrestabile, anche se – lo ripetono in molti anche nelle conversazioni al Forum – “nessuno lo vuole”. “Non lo voleva Renzi, non lo voleva Martina, e nei colloqui privati anche Zingaretti non era così ostile al rinvio”, riferisce un parlamentare di lungo corso del Pd. Perchè il rischio è che sia drammaticamente divisivo: anche per questo oggi Dario Franceschini chiedeva un passo indietro a tutti, per convergere sulla candidatura di Zingaretti: “Sarebbe logico e naturale” che anche i possibili sfidanti Minniti e Martina “sostenessero il governatore del Lazio”, sostenendo in un’intervista a Repubblica che “Zingaretti è il più adatto a interpretare il bisogno di discontinuità” visto che “ha sempre allargato il campo delle alleanze”.

Dunque grande preoccupazione per le modalità con cui il congresso si svolgerà, ma anche attenzione ai tempi: “Il congresso è necessario, forse l’avremmo già dovuto fare”. Ma la campagna elettorale per le Europee “sarà importante quanto quella del ’46 e il Pd dovrà andarci compatto, serrando le fila. E se questo dovesse portare a posticipare il congresso non mi scandalizzerei”, aveva detto il renziano Marcucci dal palco del Forum, provocando qualche disappunto nella platea: “Fatemi finire… Ma se il congresso va fatto, va fatto in tempi rapidi, non possiamo arrivare a fine marzo altrimenti succederà che i candidati non sapranno se saranno candidati, con quale simbolo o schieramento quando dobbiamo fare la campagna elettorale”. Un tema sottolineato anche dal sindaco di Milano Giuseppe Sala, in riferimento all’ipotesi listone aperto proposta ancora da Franceschini: “I tempi lo consentono? C’è un tema di rispetto verso chi si vuole candidare, che dovrà decidere entro dicembre visto che le Europee sono il 26 maggio: la circoscrizione è molto larga e bisogna andare in giro. Se si dice lista nuova, bisogna dirlo se si è in condizione di farla. Il tempo stringe”.

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E la domanda su “che congresso vogliamo fare?” se l’è posta anche Gianni Cuperlo: “Minniti, Zingaretti, Martina: ho letto i manifesti di Maurizio e Nicola e li condivido parola per parola, conosco Marco da anni, ma su cosa i compagni dovrebbero scegliere? Non abbiamo bisogno di una nuova cordata di potere, ma di una politica e di una proposta che dia alternativa politica e sociale a questa destra. Solo così il congresso acquista il senso di una scelta vera”. Perchè, ha ricordato Cuperlo, “l’unità è figlia della chiarezza”, mettendo in guardia “contro il trasformismo”, perchè “non ho condiviso molto di quanto fatto da Renzi, ma trovo insopportabile che chi l’ha fatto spieghi a chi non li ha condivisi i gravi errori fatti. Nessuna abiura, ma discontinuità sì”.

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