Colpo all’holding di Cosa nostra, hub farmaci e controllo su voto

Colpo all’holding di Cosa nostra, hub farmaci e controllo su voto
29 ottobre 2018

La distribuzione dei farmaci, l’edilizia, i giochi e persino i progetti contro la ludopatia. L’holding di Cosa nostra specula su tutto e il suo contrario purche’ sia un affare. Una “entita’”, la chiamano gli inquirenti, spesso sommersa, in grado di condizionare, politica ed economica. Con la complicita’ di pezzi dell’imprenditoria, professionisti, pubblica amministrazione e ambienti istituzionali. E’ quanto emerge dall’operazione “Beta 2”, il blitz dei carabinieri del Ros che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 8 persone, legate al clan Romeo-Santapaola, nelle province di Messina, Catania e Palermo. Contestati i reati di associazione di tipo mafioso, traffico di influenze illecite, estorsione e turbata liberta’ degli incanti, aggravati dal metodo mafioso, poiche’ commessi per agevolare l’attivita’ del gruppo Romeo-Santapaola.

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LA CELLULA Le indagini, avviate nel 2017, costituiscono lo sviluppo dell’operazione “Beta”, eseguita nel luglio dello stesso anno e che aveva documentato l’attivita’ a Messina di una cellula di cosa nostra catanese, diretta emanazione dei Santapaola, sovraordinata rispetto ai clan che tradizionalmente operano nei quartieri cittadini. L’esistenza e l’operativita’ del gruppo sono state recentemente confermate dal gup di Messina che, in sede di giudizio abbreviato, ha inflitto pesanti condanne.

RELAZIONI INDECENTI L’attivita’ investigativa, sottolinea chi indaga, ha confermato l’immagine di “un’entita’ criminale capace di proiettare i propri interessi in diversi settori dell’imprenditoria, che non si e’ limitata a sfruttare parassitariamente, ma che ha pesantemente infiltrato e finanziato”. Il tutto, ancora una volta, grazie alla particolare capacita’ d’interlocuzione con professionisti e ambienti istituzionali, “in un percorso trasversale in cui il ricorso alla violenza e’ rimasto sullo sfondo”, limitato ai momenti di particolare criticita’ e nei rapporti con i clan di quartiere contro i quali sono numerosi i raid punitivi. Il traffico di influenze le mani sugli affari, dal settore dei giochi ai farmaci, fino all’edilizia, sfruttando persino l’emergenza baraccopoli e facendo leva sui rapporti con funzionari pubblici, confermano il quadro di una mafia in grado di giocare un ruolo ancora forte e per alcuni aspetti inedito. E resta forte la pressione estorsiva.

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MONOPOLIO SULLA SALUTE Le recenti dichiarazioni del collaboratore Biagio Grasso hanno testimoniato il controllo esercitato nella distribuzione dei farmaci in Sicilia e Calabria e l’imposizione dell’acquisto di farmaci da parte delle farmacie dislocate sul territorio di Messina. I legami tra il gruppo di Romeo e il clan catanese dei Santapaola avrebbero preso forma nel corso di una cena tenutasi a Messina nel 2014, a cui avrebbero partecipato i vertici della societa’ interessata ed esponenti del clan, tra cui Vincenzo Romeo che, nell’occasione, sarebbe stato presentato come “un imprenditore in vari settori e parente diretto di Nitto Santapaola con interessi economici a Messina, Catania ed in buona parte della Sicilia Orientale”.

Tra i progetti del gruppo, la creazione di un hub per la distribuzione di farmaci nell’hinterland di Milazzo, che avrebbe aumentato esponenzialmente le potenzialita’ di intervento nello specifico settore. In una circostanza, confermata dall’interessato, a un farmacista in difficolta’ poiche’ in debito con la societa’ fornitrice, sarebbe stato ‘consigliato’ di “farsi prestare i soldi dalla malavita”.

CLAN ALLE URNE, “I VOTI TUTTI ME LI DANNO” Il gruppo aveva la capacita’ di incidere anche sull’espressione del voto in alcune zone della citta’ di Messina. Emblematica, a tal fine, l’affermazione del boss Francesco Romeo, captata nel 2015: dialogando col figlio Vincenzo, commentava le vicende elettorali di uno dei destinatari dell’odierna misura cautelare che, all’epoca, si era candidato alle elezioni amministrative: “Se non era per noialtri i voti dove li prendeva nella funcia… (nel muso, ndr) ‘le casette’ tutti me li hanno dati i voti…”.

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AFFAIRE BARACCHE Agli atti pure la turbativa d’asta commessa da un dipendente dell’ufficio urbanistica del comune di Messina, nell’interesse del gruppo criminale, alterando la gara – indetta dal Comune nel 2014 – per l’acquisto sul libero mercato di alloggi da assegnare in locazione agli abitanti delle novantacinque baracche della zona di Messina denominata “Fondo Fucile”.

I BOSS IN GIOCO E I FONDI ANTI LUDOPATIE Fra gli episodi ricostruiti il tentativo da parte del gruppo mafioso, nell’ambito dei radicati interessi nel settore dei giochi e delle scommesse, di accedere a un bando per la realizzazione di un progetto contro la ludopatia che avrebbe fruttato ingenti somme. Tra reati contestati c’e’ infatti il traffico di influenze illecite, aggravato dal metodo mafioso, in riferimento, ricostruisce la Dda messinese, alla promessa di una somma di 20 mila euro a titolo di acconto da corrispondere ad un funzionario della societa’ Invitalia per ottenere l’inserimento di un progetto contro la ludopatia in una graduatoria che avrebbe dovuto consentire di ricevere un finanziamento di circa 800 mila euro, di cui il 40-50% a fondo perduto.

Interessi emersi in maniera eclatante da una conversazione ambientale registrata nel 2014, nel corso della quale Vincenzo Romeo, il cui ruolo mafioso direttivo e’ stato recentemente confermato dalla sentenza emessa in abbreviato, a proposito delle concessioni per i centri scommesse, affermava: “A Trapani ha per dire il nipote di Matteo (Messina Denaro, ndr), la’ ce l’hanno quelli la’, i Graviano, quello la’ per dire Toto’ Riina …dove il genero di coso…, la figlia di Lo Piccolo aveva il tabacchino con la Better , no, no vero”. Questi gli otto destinatari del provvedimento restrittivo nell’operazione “Beta 2” del Ros: Antonio Lipari, 41 anni, di Messina; Salvatore Lipari, 44 anni, di Messina; Giuseppe La Scala, 51 anni, di Messina; Giovanni Marano, 46 anni, di Catania; Michele Spina, 46 anni, di Acireale; Ivan Soraci, 43 anni, di Messina; Maurizio Romeo, 38 anni, di Messina; Salvatore Parlato, 62 anni, di Francofonte (Siracusa).

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