Conte, dialogo coi sindacati e limature sulla manovra

10 dicembre 2018

Scusandosi per il “ritardo”, Giuseppe Conte avvia a Palazzo Chigi in nome del governo il confronto con i sindacati sulla manovra e le riforme economiche. Lo fa promettendo un tavolo permanente di consultazione, appropriandosi di un ruolo di rilievo, quello della trattativa con i corpi intermedi, che nelle reazioni a margine fa registrare il gradimento della Cisl per il metodo e le perplessità della Cgil che lamenta la mancanza di “risposte sul merito” delle questioni sollevate dalle confederazioni.

Conte rivendica di aver ricevuto “osservazioni ma anche apprezzamenti” dagli interlocutori e ribadisce l’intenzione di una “discontinuità con le politiche di austerity” dei governi precedenti. Sono giornate chiave per la definizione della reale configurazione della legge di bilancio, in vista della nuova missione del premier a Bruxelles per il Consiglio europeo del 13 e 14 dicembre. Dopo mesi di scontri verbali, la decisione di cercare una mediazione con Bruxelles per evitare la procedura di infrazione sul deficit è entrata nella fase operativa. E traspare anche dalle parole che Conte pronuncia proprio di fronte ai sindacati. Sulle pensioni – spiega – è in corso “un’interlocuzione con Bruxelles” e “abbiano detto più volte che la Fornero non è un totem. Stiamo valutando in queste ore le relazioni e le simulazioni dei tecnici per capire l’impatto economico di ‘quota 100′”.

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Ma in ogni caso la partita del fisco e delle altre misure non si chiude con la manovra, assicura il capo del governo, spiegando che si sta lavorando a superare le “difficoltà” che lo Stato ha nello spendere i fondi previsti per la realizzazione delle infrastrutture. Stasera il capo del governo vede il ministro dell’Economia Giovanni Tria e i sottosegretari, per due diverse riunioni “tecniche” sugli investimenti e sugli emendamenti alla manovra. Per ora niente vertice di maggioranza, i due leader gialloverdi, Luigi Di Maio del M5S e Matteo Salvini della Lega si parlano a distanza, nella consueta alternanza di sgambetti, punzecchiature e anonime precisazioni che negano ogni contrasto.

Dopo l’incontro del leader del Carroccio con gli imprenditori al Viminale, Di Maio sottolinea che è al Mise, il suo ministero, che “si fanno i fatti”. Salvini replica spiegando di essere “interessato alla sostanza”, poi dalla Lega fanno sapere che non c’è “nessun contrasto” e che il vicepremier verde si è mosso come segretario della Lega “nel rispetto dei ruoli”. Alla fine, comunque, sul mandato a trattare affidato a Conte, l’ultima parola, in qualche modo, dovranno esprimerla sempre le due forze che sostengono il governo. Ma Salvini parte domani mattina per Israele, Di Maio ha impegni con le Pmi e Conte riferisce in Parlamento prima di partire per la trattativa europea. Anche per questo, per dare una forma tecnica precisa alle offerte da fare a Bruxelles, si lavora ancora in serata a Palazzo Chigi.

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