I falchi Ue volevano procedura d’infrazione ma hanno prevalso le colombe

19 dicembre 2018

Ci sono state voci inizialmente contrarie, oggi alla riunione del collegio dei commissari europei, alla linea poi decisa di non avviare una procedura per deficit eccessivo a carico dell’Italia. A quanto si apprende a Bruxelles, i soliti “falchi” dell’esecutivo comunitario avrebbero preferito un atteggiamento punitivo (solitamente su questo versante vengono annoverati il tedesco Gunter Oettinger, reponsabile del Bilancio, e il finlandese Jyrki Katainen, vicepresidente e responsabile di crescita e lavoro).

Ma nonostante queste resistenze, dopo l’accordo tecnico sulla manovra di Bilancio, che è stata consistentemente modificata dal governo, ha prevalso la linea di non mandare avanti la procedura (per ora). La decisione, come avviene da molti anni, è stata raggiunta per “consensus”, senza un voto nominale. La “soluzione” raggiunta sulla manovra 2019 dell’Italia “ci consente di evitare una procedura per deficit allo stadio attuale, posto che tutte le misure previste vengano adottate”, ha affermato il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis.

Nelle trattative con l’Ue l’Italia ha messo in campo “sforzi addizionali di Bilancio da 10,25 miliardi di euro”, che consentiranno di evitare un peggioramento del deficit strutturale a fronte dell’aumento di 0,8 punti previsti nella manovra originale, ha spiegato Dombrovskis. Ed è proprio il vicepresidente lettone, responsabile sui conti pubblici e spesso catalogato più nella categoria dei falchi, ad inserirsi invece in quella delle colombe. Infatti, raggiunto l’accordo con l’Italia Dombrovskis poi lo ha difeso con forza davanti al collegio dei commissari.

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guidare il fronte delle colombe sono stati il presidente Jean-Clude Juncker, che nonostante si sia reso anch’egli protagonista di scambi polemici nei mesi passati con l’esecutivo giallo verde (come del resto anche con governi precedenti), ha sempre spinto per la linea negoziale, e il francese Pierre Moscovici, responsabile degli Affari economici che a dispetto anche lui di ripetuti scambi ruvidi con i due vicepremier italiani, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, ha sempre cercato l’accordo invocando la flessibilità e l’intelligenza delle regole Ue, ma anche la necessità di rispettarle.

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