Ok commissione Affari costituzionali, referendum propositivo approda alla Camera

Ok commissione Affari costituzionali, referendum propositivo approda alla Camera
15 gennaio 2019

La commissione Affari Costituzionali della Camera ha approvato il mandato al relatore Fabiana Dadone (M5s) a riferire in aula sulla proposta di legge che modifica l’articolo 71 della Costituzione inserendo il referendum propositivo. Hanno votato sì Lega e M5s, Leu e +Europa non hanno partecipato al voto, no da Pd, Fi e Fdi. Il testo approda domani in assemblea per la discussione generale, il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato per le 10. Le votazioni inizieranno giovedì. Per il presidente della commissione Giuseppe Brescia (M5S), “finalmente arriva in aula una riforma costituzionale con un clima positivo, senza forzature e strappi. Ringrazio la relatrice Dadone e tutti i commissari per il dibattito approfondito e costruttivo, frutto anche del nuovo metodo seguito da questa maggioranza”.

Questo il testo della proposta di legge: “All’articolo 71 della Costituzione sono aggiunti, in fine, i seguenti commi: quando una proposta di legge è presentata da almeno cinquecentomila elettori e le Camere non la approvano entro diciotto mesi dalla sua presentazione, è indetto un referendum per deliberarne l’approvazione. Il referendum non è ammissibile se la proposta non rispetta i princìpi e i diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione nonché dal diritto europeo e internazionale, se è ad iniziativa riservata, se presuppone intese o accordi, se richiede una procedura o una maggioranza speciale per la sua approvazione, se non provvede ai mezzi per far fronte ai nuovi o maggiori oneri che essa importi e se non ha contenuto omogeneo. La proposta sottoposta a referendum è approvata se ottiene la maggioranza dei voti validamente espressi purché siano superiori ad un quarto degli aventi diritto al voto.

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Se le Camere approvano la proposta in un testo diverso da quello presentato e i promotori non rinunziano, il referendum è indetto su entrambi i testi. In tal caso l’elettore che si esprime a favore di ambedue ha facoltà di indicare il testo che preferisce. Se entrambi i testi ottengono la maggioranza dei voti validamente espressi, è approvato quello che ha ottenuto complessivamente più voti. La legge disciplina l’attuazione del presente articolo, il concorso di più proposte di legge popolare, le modalità di verifica dei mezzi per far fronte a nuovi o maggiori oneri anche in relazione al loro eventuale adeguamento da parte dei promotori nonché la sospensione del termine previsto per l’approvazione della proposta nel caso di scioglimento delle Camere”.

Il testo originario voluto da M5s non prevedeva alcun quorum mentre durante l’esame in Commissione, dopo le proteste della Lega di Matteo Salvini, la maggioranza ha trovato un accordo sull’emendamento del deputato Pd Stefano Ceccanti che introduce il cosiddetto quorum approvativo del 25%: affinché la proposta passi o una legge venga abrogata dovrà votare sì almeno il 25% degli aventi diritto, cioè 12,5 milioni di persone circa. Stesso quorum anche per il referendum abrogativo dove invece viene soppressa la condizione della maggioranza assoluta dei votanti affinché la consultazione sia valida. Il sì a un loro emendamento tuttavia non basta ai dem per cambiare opinione sul testo: “Il M5s ancora una volta si piega alla Lega. Il referendum propositivo non dovrà più rispettare i vincoli europei per essere ammissibile. Grillini umiliati dagli alleati di governo, Parlamento commissariato e Costituzione stravolta. Complimenti”, dice Piero De Luca, capogruppo Dem in commissione Politiche europee.

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“Nel testo originale presentato dalla maggioranza – spiega – si prevedeva il rispetto dei ‘vincoli europei’. Con un ultimo emendamento (firmato dal 5 stelle Forciniti e approvato in commissione, ndr) si parla semplicemente di rispetto dei ‘princìpi europei’. Secondo il Pd questo vuol dire abbassare fortemente il limite del rispetto dell`ordinamento Ue, correndo il rischio di poter abrogare norme di trasposizione di direttive o norme esecutive di regolamenti, mettendo l`Italia in una condizione di inadempimento rispetto al diritto dell`Unione. Il M5s ha provato a far credere che la modifica ampliava gli obblighi di rispetto del diritto Ue. La Lega ha smentito il collega grillino, affermando invece che la logica era proprio quella di sottoporre a referendum propositivi anche le materie legate al diritto europeo”. “L`obiettivo leghista è proprio quello di poter intervenire anche sulla nostra partecipazione all`Ue e sulla trasposizione di regole europee. Ipotesi che è in contraddizione con l`attuale articolo 117 della nostra Costituzione, che obbliga Stato e Regioni a legiferare nel rispetto dei `vincoli europei`. Quindi – conclude Piero De Luca – non solo dei principi generali, ma anche delle norme Ue di diritto primario e derivato”.

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