Sin dall’infanzia la morte lo aveva ossessionato. Di fatto fu privato dell’affetto dei genitori e dei fratelli. Luigi XV, il re fanciullo, era nato a Versailles il 15 febbraio del 1710, terzogenito di Luigi Di Borgogna e di Maria Adelaide di Savoia. Lui, gracile principino di due anni, fu assegnato dal destino per ereditare la corona del Re Sole. Era stato allevato con il terrore di morire da un momento all’altro, così al minimo raffreddore, si temeva per la sua vita. Il principino così si era abituato all’idea della propria fine. Tuttavia ciò non accade. A soli cinque anni salì al trono alla morte del bisavolo il primo settembre del 1715. Sulla base delle disposizioni testamentali di Luigi XIV, la presidenza del consiglio di reggenza spettò a Filippo II duca D’Orleans che governò di fatto la Francia sino alla sua morte, avvenuta il 2 dicembre 1723, insieme al cardinale Guillaume Dubois.
Periodo in cui il re ebbe per tutore il vescovo di Fleury, al quale si legò profondamente. Divenuto maggiorenne e con la morte del reggente, Luigi XV nominò primo ministro il duca Luigi Enrico di Borbone, che governò in pratica da padrone, approfittando della timidezza del sovrano, insieme alla sua amante, la marchesa de Prie. Donna abile, la marchesa de Prie combinò il matrimonio del re con Maria Leszczynska, figlia dell’ex re di Polonia Stanislao Leszczynska, così da non avere complicate alleanze dinastiche. I due si sposarono il 4 settembre 1725. Il re allora aveva 15 anni, mentre la sua sposa 22 anni. Una sposa devota, che adorava il re. Dal matrimonio nacquero due figli, dei quali sopravvisse uno solo, il delfino Luigi Ferdinando, e otto figlie, sei delle quali arrivarono a raggiungere la maggiore età.
Seguendo l’esempio che gli offriva la società di corte, il re che da giovane aveva dimostrato una repulsione nei confronti delle donne, abbandonò il costume di marito fedele, per dedicarsi alla vita galante. Incominciò così l’epoca delle favorite del re: è il 1733. La prima fu la contessa di Mailly, poi sua sorella, la marchesa di Vintimille, quindi – dopo la sua morte – il re si infatuò di una terza sorella, la duchessa di Chateauroux. Donna che indusse il re ad assumere un modo di fare più responsabile in un momento difficile per i francesi durante la guerra di Successione austriaca. Da qui, nel 1744, il re partì per il campo, consolidando di fatto l’attaccamento dei francesi alla monarchia. In questa occasione gli fu dato l’appellativo di Beneamato. La Chateauroux fu sostituita presto da un’altra donna, Jeanne Antoinette Poisson d’Etoiles, poi marchesa di Pompadour. Una donna colta, bella, intelligente che non poteva non sedurre il timido re, che era annoiato ed incline alla depressione.
Nel 1757 il re subì un attentato, l’attentato di Damiens, che mise in serio pericolo la sua vita. L’attentatore apparteneva a una famiglia di agricoltori caduta in miseria, che ferì il sovrano con una coltellata, mentre questi stava salendo in carrozza. Un’azione che si tradusse per il re in una crisi morale, che ebbe fine nel momento in cui il sovrano ebbe consapevolezza di sopravvivere. La Pompadour morì il 16 aprile del 1764, ma già dal 1750 era diventata solo un’amica per il sovrano. Per il re rappresentò una grande perdita e la pianse sinceramente. Presto però ci fu una nuova favorita: la contessa Du Barry. Dalle favorite alle feste al suo governo, nonostante l’indifferenza del re, complessivamente fu migliore per il suo popolo rispetto a Luigi XIV. Riuscì a tenere le tasse basse e fece poche guerre. Morì il 10 maggio del 1774.