L’economia non cresce, recessione affonda banche. Conte: “Nessuna preoccupazione”

31 gennaio 2019

L’economia italiana entra ufficialmente in recessione tecnica. La certificazione arriva dall’Istat, secondo cui nel quarto trimestre del 2018 il Pil corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato e’ diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente ed e’ aumentato dello 0,1% in termini tendenziali. Si tratta del secondo calo congiunturale consecutivo dopo il -0,1% segnato nel terzo trimestre dell’anno scorso, primo segno negativo dal secondo trimestre 2014. Nel 2018 il Pil corretto per gli effetti di calendario e’ aumentato dello 0,8%. La variazione annua del Pil stimata sui dati trimestrali grezzi e’ invece pari all’1% (nel 2018 vi sono state tre giornate lavorative in piu’ rispetto al 2017), in frenata rispetto al +1,6% dell’anno precedente.

E già i primi effetti sono pesanti. L’ingresso dell’Italia in una fase di recessione affonda le banche a Piazza Affari dove Banco Bpm cede il 4,2%, Bper il 3,15%, Ubi banca il 3,1%, Unicredit il 2,8%, Mps il 2,6%, Intesa il 2,2% sui timori che la gelata dell’economia possa generare nuovi crediti deteriorati e rendere piu’ difficoltoso lo smaltimento dello stock di sofferenze accumulato sotto la precedente crisi finanziaria.

Contrariamente alle previsioni ottimistiche dell’esecutivo che solo a settembre 2018, in fase di approvazione del Def, proclamava l”abolizione della povertà, gli italiani sono costretti a fronteggiare nuove difficoltà economiche, anche se per il governo giallo-verde “questa situazione è frutto della cattiva gestione dei governi precedenti”. N’è convinto, il premier Giuseppe Conte, sottolineando che “è un fattore transitorio, in quanto anche agli analisti più sprovveduti è noto che in questo momento c’è una guerra di dazi tra Stati Uniti e Cina che, come avevo detto al G7, ci troverà tutti perdenti e quindi la Germania per prima ci sta rimettendo”. “E siccome la Germania è il primo Paese per quanto riguarda le nostre esportazioni – motiva Conte – esportiamo in Germania il 12%, 65 miliardi. È chiaro che questo effetto derivato da fattori esterni si produce immediatamente. Ma dal nostro punto di vista: nessuna preoccupazione, dobbiamo concentrarci sul rilancio della nostra economia che avverrà nel 2019 perché adesso iniziano a realizzarsi le misure economiche che abbiamo messo nella manovra e a svilupparsi il nostro piano per gli investimenti e tutte le misure che daranno alla nostra economia la possibilità di esprimersi. Tutto questo andrà a pieno regime nel secondo semestre del 2019, quindi non c’è ragione di perdere fiducia anzi c’è molto entusiasmo per questo 2019”.

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Il quarto trimestre del 2018, ricorda l’Istat, ha avuto una giornata lavorativa in meno rispetto al trimestre precedente e due giornate lavorative in piu’ rispetto al quarto trimestre del 2017. La variazione congiunturale e’ la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca e in quello dell’industria e di una sostanziale stabilita’ dei servizi. Dal lato della domanda, vi e’ un contributo negativo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto positivo della componente estera netta. La variazione acquisita per il 2019 e’ pari a -0,2%.

Inevitabili reazione da parte della politica e sindacati. Per il presidente del parlamento europeo, Antonio Tajani. “Sono dati molto preoccupanti con rischi per l’ occupazione”, afferma la segreteria generale della Cisl Annamaria Furlan, commentando i dati Istat. “Se il nostro Paese ritorna in recessione – aggiunge – dopo tanta fatica per uscirne, ritorniamo in un tunnel senza sbocco. Dobbiamo evitare questo – ha proseguito- e c’e’ un unico modo: sbloccare le opere infrastrutturali, investire in economia reale, in formazione, ricerca e innovazione e questo sbloccherebbe centinaia di migliaia di posti di lavoro”.

Un calo peggiore delle aspettative che getta ombre inquietanti sul futuro dell’economia italiana. Cosi’ il Codacons giudica i dati forniti dall’Istat e per i quali “non possiamo non esprimere preoccupazione di fronte all’ingresso dell’Italia nella recessione tecnica, una situazione che avra’ conseguenze dirette per consumatori e imprese”.

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“Siamo in recessione – scrive su Twitter Carlo Calenda, esponente del Pd -. L’opposizione deve rifuggire dalla tentazione dei ‘pop corn’. La recessione la pagano i più deboli. Prepariamo una proposta unitaria delle opposizioni per una correzione espansiva della manovra. Chiediamo un incontro al Governo. L’Italia non è in sicurezza”.

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