Sanzioni piu’ forti contro dirigenti di Caracas, blocco degli asset esteri delle aziende venezuelane, prima tra tutte la petrolifera Pdvsa, nuovi appelli alle Forze Armate perche’ prendano le distanze da Nicolas Maduro, ma nessuna ipotesi di un intervento militare per risolvere la crisi in Venezuela. I paesi del gruppo di Lima, riunito a Bogota’ con l’opposizione di Juan Guaido’ ed il vicepresidente americano Mike Pence, alzano i toni e la pressione sul regime chavista. Ma escludono un intervento piu’ pesante, raccogliendo i messaggi che arrivano anche dall’Ue – contraria a qualsiasi opzione militare – e gli avvertimenti a non spingere troppo sull’acceleratore ribaditi piu’ volte da Mosca e Pechino.
E’ stato anzitutto lo stesso Juan Guaido’, il presidente del Parlamento venezuelano che ha assunto i poteri dell’esecutivo, a non menzionare la possibilita’ dell’uso della forza militare, facendo forse un passo indietro rispetto a quanto preannunciato alla vigilia dal suo rappresentate a Bogota’, Julio Borges. Al tavolo, accanto a Pence e ai rappresentanti di Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Guatemala, Honduras, Panama, Peru’ e Paraguay, Guaido’ ha pero’ incalzato: “Il momento di esprimere preoccupazione per la nostra democrazia ormai e’ passato, perche’ quelli che hanno cominciato violando la Costituzione oggi uccidono civili, indigeni e festeggiano l’incendio di cibo e medicine”. “E’ giunto il momento di considerare i livelli piu’ alti di pressione ed azione” ha insistito, parlando di un vero e proprio ‘massacro’ nel giorno in cui si parla di 25 vittime nelle ultime 48 ore.
Mentre gli Stati Uniti chiedevano per martedi’ una riunione urgente del Consiglio di sicurezza Onu, Pence ha assicurato al leader oppositore, che Washington riconosce come presidente legittimo del Venezuela, l'”appoggio al 100%” degli Usa. Annunciando nuove sanzioni contro i dirigenti chavisti, promettendo altri 56 milioni di dollari per aiutare i paesi che affrontano la marea di migranti che da mesi fuggono dal paese e chiedendo ai membri del Gruppo di Lima di congelare gli asset di Pdvsa e li pongano a disposizione di Guaido’. Pence e’ stato l’unico a fare cenno ad un possibile intervento militare in Venezuela, ripetendo lo stesso commento fatto varie volte nelle ultime settimane dal presidente Donald Trump: “Tutte le opzioni restano sul tavolo”. Gli altri partecipanti all’incontro hanno sottolineato la loro opposizione ad un intervento esterno in Venezuela, a partire dal vicepresidente brasiliano, Hamilton Mourao, che prima dell’incontro ha avvertito che “manterremo la nostra linea di non intervento, insistendo nella pressione diplomatica ed economica per cercare una soluzione, senza avventure”.
Ancora piu’ chiara la dichiarazione del viceministro degli Esteri peruviano, Hugo De Zela, all’apertura dell’incontro. “Credo che sia necessario dire, con la massima chiarezza, che l’uso della forza in qualsiasi delle sue forme e’ inaccettabile, non e’ una soluzione”, ha sottolineato il dirigente peruviano, aggiungendo che “il Gruppo di Lima si sta sforzando per arrivare ad una soluzione pacifica”. Il Gruppo di Lima coincide in questo modo con la posizione espressa dall’Unione Europea, riassunta oggi da un portavoce della Commissione: “si eviti un intervento militare”, la “crisi si risolva in modo pacifico e democratico”, attraverso “elezioni presidenziali libere, trasparenti il prima possibile”. Gli “aiuti umanitari vengano consegnati in linea con le norme del diritto internazionale” si auspica a Bruxelles. Una linea pienamente condivisa anche dall’Italia, con il sottosegretario agli Esteri Ricardo Merlo che auspica “non ci sia un intervento militare internazionale”. Ammettendo pero’ che “se Maduro rimane con l’atteggiamento tenuto fino a oggi non so come finira’”.