Pressing lobby Usa-Arabia Saudita, Ue boccia lista nera Paesi terzi a rischio riciclaggio

Pressing lobby Usa-Arabia Saudita, Ue boccia lista nera Paesi terzi a rischio riciclaggio
7 marzo 2019

Il Consiglio Ue ha bocciato all’unanimità a Bruxelles le modifiche proposte dalla Commissione europea all’elenco dei paesi e territori considerati “ad alto rischio” di riciclaggio di denaro sporco e finanziamento del terrorismo, a causa di “carenze strategiche” nei loro sistemi giuridici. La “lista nera” respinta avrebbe incluso 23 giurisdizioni, di cui 11 nuove rispetto all’elenco attuale, stilato dalla Financial Action Task Force (Fatf), un organismo intergovernativo fondato nel 1989. La bocciatura, a quanto si apprende a Bruxelles, è il risultato di un’intensa e pesantissima azione di lobby sugli Stati membri da parte di alcuni dei nuovi paesi inseriti nella lista, e in particolare dall’Arabia Saudita e dagli Stati Uniti, che hanno sotto il loro controllo quattro territori considerati “ad alto rischio” (Portorico, Guam, le Samoa americane e le Isole Vergini americane).

Gli americani hanno perorato non solo la propria causa, a quanto si apprende, ma anche quella dell’alleato saudita. Per cadere, la proposta della Commissione avrebbe dovuto essere respinta dalla maggioranza qualificata dei paesi membri, ma non è stato difficile raggiungere addirittura l’unanimità, dopo una prima indecisione di un solo paese, il Belgio. In una nota, il Consiglio Ue giustifica la sua decisione affermando di non poter sostenere l’attuale proposta “che non è stata istituita in un processo trasparente” nel quale si incentivino i paesi colpiti “ad adottare azioni decisive” contro il riciclaggio. È stata una bocciatura “per motivi procedurali”, ha aggiunto la presidenza di turno rumena durante la conferenza stampa al termine del Consiglio Affari interni e di Giustizia, senza fornire ulteriori dettagli. Durante la stessa conferenza stampa, il commissario Ue agli Affari interni, Dimitris Avramopoulos, ha espresso disappunto per la la bocciatura e rivendicato la correttezza della nuova lista, precisando che “alla Commissione non c’è spazio per le lobby”, e sottintendendo così che il successo delle pressioni esterne è dipeso semmai dal loro recepimento da parte dai governi. La Commissione dovrà ora proporre una nuova “lista nera”.

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L’obiettivo dell’Esecutivo comunitario è quello di stilare un elenco più ambizioso ed efficace di quello della Fatf, facendo riferimento alle norme e ai criteri più rigorosi della quinta direttiva Ue antiriciclaggio, in vigore da luglio 2018. L’iniziativa mira ad aiutare le banche e gli altri soggetti nell’Unione sottoposti alla normativa antiriciclaggio a individuare i flussi sospetti di denaro, obbligandoli a effettuare controlli rafforzati e un’adeguata verifica sulle operazioni finanziarie che coinvolgono clienti e istituti di paesi terzi “ad alto rischio”. Le 11 nuove giurisdizioni che la Commissione intendeva aggiungere alla “lista nera” sono: Afghanistan, Samoa americane, Guam, Iraq, Libia, Nigeria, Panama, Portorico, Samoa, Arabia Saudita e Isole Vergini americane. Mentre i paesi terzi già presenti nell’attuale lista Fatf sono: Bahamas, Botswana, Repubblica popolare democratica di Corea, Etiopia, Ghana, Iran, Pakistan, Sri Lanka, Siria, Trinidad e Tobago, Tunisia e Yemen. askanews

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