La Biennale di Venezia apre i cantieri, si lavora per raccontare l’arte

La Biennale di Venezia apre i cantieri, si lavora per raccontare l’arte
7 marzo 2019

Una Biennale discontinua, complessa, ambigua, stimolante: pronta per raccontare attraverso l’arte tutte le sfaccettature “interessanti” dei tempi che stiamo vivendo. E’ stata presentata a Venezia la 58esima Esposizione internazionale d’arte, significativamente intitolata “May You Live in Interesting Times”: un progetto che prova ad affrontare il contemporaneo partendo dalla constatazione che non si può sfuggire al mondo in cui viviamo, ma che il racconto di questo mondo, come ha detto il presidente della Biennale Paolo Baratta, deve partire dalla “rivoluzione permanente” che ci viene portata dalle opere e, soprattutto, dagli artisti.

“Loro – ha detto Baratta ad askanews – la fanno continuamente questa rivoluzione, loro ci scuotono continuamente dalla tentazione nostra di rinchiuderci costantemente. Questo è degli artisti, è del pensiero filosofico, è della scienza, è di tutto quello che riguarda questa cosa che si chiama cultura: attenzione a non confondere noi stessi con la marionetta che abbiamo fatto di noi, per compiacerci”. A curare la Biennale d’arte è stato chiamato il newyorchese Ralph Rugoff, che ha immaginato l’arte come guida al presente, articolando due “proposizioni” molto diverse tra loro all’interno della stessa Mostra internazionale, proprio per sottolineare il valore della complessità. “La complessità – ci ha spiegato – nasce quando le cose cono connesse in una rete, con un gran numero di relazioni. In queste condizioni non è possibile isolare un singolo elemento come a se stante. Viviamo in un mondo nel quale sempre di più tutto è interconnesso, e questa è una delle cose che Leonardo da Vinci ha capito per primo: se vuoi essere un artista impara a osservare come ogni cosa è connessa alle altre. E io credo che gli artisti stiano continuando a fare la stessa operazione oggi”.

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Assunto centrale nella visione di Baratta, figura sempre più illuminante nel panorama culturale italiano, è quello che “i visitatori sono diventati il principale partner” della Biennale, e sono partner giovani, che continuano a crescere nei numeri. “Se una Biennale deve esistere – ha aggiunto il presidente – non è per imitare quello che possono già fare altre strutture, ma per aiutare coloro che intendono visitarla nel trovarsi in una condizione molto particolare di fronte all’opera d’arte, in un dialogo sgombro da interferenze. L’idea di apertura vuol dire non avere dei propri mainstream, delle proprie linee guida dominate da un’ideologia o da un interesse. Noi dobbiamo cercare la fiducia del nostro interlocutore e del nostro visitatore. E lui deve sapere che il campo è sgombro da queste cose, da interessi che sono non artistici”.

Per l’edizione del 2019, che nella Mostra vede più artiste donne (42) rispetto agli uomini (38), ci saranno 90 anche partecipazioni nazionali, 21 eventi collaterali ufficiali e due progetti speciali. Una tempesta di stimoli, idee, progetti che forse proveranno a fornirci per l’ennesima volta una risposta alla domanda, per forza provvisoria, su cosa sia l’arte oggi. “E’ molto difficile – ci ha risposto Ralph Rugoff – ma una cosa che per me è molto importante è che il significato dell’arte sia in costante dialogo con il pubblico”. “L’arte – gli ha fatto eco Paolo Baratta – è il nostro specchio per la parte che spesso abbiamo girato, perché non vogliamo vederlo davanti a noi”. Quale che sia la definizione che si vuole abbracciare, la 58esima Biennale d’arte di Venezia, che ha Swatch come partner e illycaffè come main sponsor, apre ufficialmente i battenti il prossimo 11 maggio e si chiuderà il 24 novembre.

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