Gran Bretagna sempre più nel caos, oltre 5 milioni di firme per bocciare la Brexit.

24 marzo 2019

Il Regno Unito sempre più nel caos. Aria di crisi si abbatte sul governo May. Sempre più britannici non vogliono uscire dall’Europa. Prova ne è il fatto che la petizione al Parlamento britannico affinche’ revochi l’articolo 50, che sancisce il divorzio dall’Ue, ha superato i 5 milioni di firme. Alle 16 ora italiana le firme erano piu’ di 5.030.000. Secondo le regole del sito, una petizione che supera le 100.000 firme obbliga il Parlamento a considerare di discutere il tema della richiesta.

Cifre che fanno saltare in aria il primo ministro, Theresa May che ha convocato una ‘riunione di crisi’ oggi nella sua residenza in campagna (Chequers), all’indomani della mega manifestazione anti Brexit a Londra e mentre circolano voci di crescenti pressioni per una sua uscita di scena. Vi partecipano ministri e deputati Tory, fra cui il suo vice ‘di fatto’ David Lidington, e il ministro dell’Ambiente Michael Gove, i cui nomi circolano per una eventuale sostituzione a Downing Street. I ‘brexiteers’ sono rappresentati tra gli altri da Boris Johnson, Iain Duncan Smith e Jacob Rees-Mogg. Il Sunday Times ha riferito di un possibile ‘golpe’ ai danni della premier maturato nell’ambito del suo governo con un numero crescente dei suoi membri che ne chiedono la sostituzione o la pressano per fissare una data per la sua uscita di scena.

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E, ieri, è andata in scena una vera e propria mega manifestazione anti Brexit. Un fiume, ordinato e composto di persone, per chiedere un ripensamento radicale sull’uscita della Gran Bretagna dall’Ue. Centinaia di migliaia di persone, forse un milione, hanno marciato attraverso il centro di Londra per chiedere un altro referendum UE, mentre il governo cerca una via d’uscita dall’impasse della Brexit e il premier May, in cerca di consenso, lascia trapelare che potrebbe rinviare ancora il nuovo voto sul “deal”, atteso per la prossima settimana. Gli organizzatori della campagna “Put It To The People” dicono che oltre un milione di persone si sono unite alla marcia prima di riunirsi di fronte al Parlamento. Il sindaco di Londra Sadiq Khan ha twittato un video di se stesso che si unisce ai manifestanti con in mano uno striscione e in piazza più tardi è stato affiancato alla testa del corteo dal leader dei liberaldemocratici Vince Cable.

Margaret Georgiadou, la donna che ha dato il via alla petizione, ha rivelato a Sky e alla Bbc di aver ricevuto tre telefonate con minacce di morte. La signora Georgiadou, che attualmente si trova a Cipro, ha commentato: “Ma chi è che vuole la Brexit a tal punto da essere preparato a uccidere”? Oltre che a Londra grandi manifestazioni anche in Scozia dove il premier Nicola Surgeon, tra i manifestati, è tornata a chiedere un secondo referendum sull’uscita del Regno Unito dalla Ue. Parlando all’inizio del corte di protesta, la Sturgeon a Edimburgo ha accusato la May e il suo governo “di essersi dimostrati del tutto incapaci di gestire il risultato del voto del 2016, ed è per questo che chiediamo di ridar voce al popolo”. Ill 78% degli scozzesi al referendum votò contro l’uscita dalla Ue e oggi oltre che a Edimburgo gli scozzesi manifestano in tutte le città della zona,Glasgow, Inverness, Perth, Stirling, Lockerbie e Dumfries.

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Intanto, appunto, rischia di prolungarsi l’iter parlamentare della questione. Theresa May ha avvertito i deputati britannici in una lettera inviata che potrebbe non esserci nessuno terzo voto sul suo accordo di Brexit la prossima settimana se vi sarà il rischio di una bocciatura. “Se apparirà che non vi è sufficiente sostegno, e non sottoporrò di nuovo al voto l’accordo la settimana prossima, o se la Camera de Comuni lo respingerà di nuovo, possiamo chiedere un nuovo rinvio prima del 12 aprile ma questo ci costringerà a partecipare alle elezioni europee”, ha scritto nella lettera May, citata dal sito della Bbc.

Questa è una delle quattro “opzioni” sottolineate dalla premier, insieme alla revoca dell’Articolo 50 – che, ha detto, sarebbe un “tradire il risultato del referendum” – lasciare l’Ue con un no-deal, o approvare il suo piano la settimana prossima. L’ultima parola per il voto spetta allo Speaker del Parlamento John Bercow che la scorsa settimana aveva escluso un terzo voto a meno che non siano apportate delle modifiche sostanziali al testo dell’accordo. La lettera è stata scritta da May dopo che il Dup, il partito degli unionisti nordirlandesi, preoccupato che la clausola di backstop finisca per isolare Belfast dal resto del Paese, ha indicato che nulla è cambiato e che pertanto continua a non sostenere l’accordo.

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