A 5 anni dalla rivolta filo-occidentale di Maidan e la successiva annessione della Crimea da parte della Russia, con il conflitto nel Sud-est del Paese sempre in attesa di una soluzione, domenica 31 marzo l’Ucraina elegge un nuovo presidente. Trentacinque milioni di elettori sono chiamati alle urne (ma il 12% di questi, tra abitanti della Crimea e sfollati del Sud-est non voterà) per scegliere tra 39 candidati, ma sono tre i contendenti che si giocano il passaggio al ballottaggio del 21 aprile: l`attore comico Volodymyr Zelensky, il presidente uscente Petro Poroshenko e l`ex premier e pasionaria della `Rivoluzione arancione” Yulia Tymoshenko.
Il 41enne Zelensky, dato dai sondaggi in ampio vantaggio, è la grande sorpresa di questo voto. E’ diventato una notorietà, poi un fenomeno politico, grazie ad una sorta di reality show anticipato: nella serie tv “Servo del Popolo” impersona un insegnante di storia che si ritrova eletto alla guida dello Stato sulla scia delle sue invettive in rete contro la corruzione della politica. Il suo personaggio televisivo, come lui, non ha alcuna esperienza politica. Ma nella realtà della gara elettorale ucraina, come nel film, questo non sembra un ostacolo di prima grandezza. Zelensky da due decenni si occupa di spettacolo – comico, attore, produttore – ma ha studiato da avvocato e si è cimentato con buon successo nel mondo del business.
Percepito come il candidato anti-establishment, paragonato da più parti a Beppe Grillo, quest’uomo di spettacolo senza esperienza politica raccoglie i consensi di una vasta parte dell’elettorato stanca dei leader tradizionali, sempre più diffidente e meno interessata all’eterna divisione tra pro-russi e pro-occidentali (tanto che i rapporti con aziende russe non hanno scalfito per ora la sua immagine). E` accreditato sino al 25% delle preferenze al primo turno e così il presidente uscente Petro Poroshenko, 53 anni, si ritrova relegato nei sondaggi al secondo posto, attorno al 17% negli ultimi rilevamenti, sul filo di lana con il 18% attribuito a Yulia Timoshenko.
Eletto presidente nel 2014 dopo lo spodestamento del filo-russo Viktor Yanukovich, Poroshenko ha mantenuto il Paese saldamente ancorato ad Ovest e attivo nel partenariato orientale dell`Ue con una serie di accordi per la liberalizzazione di visti, scambi economici e vari filoni di cooperazione amministrativa. Ha puntato molto sullo scontro con la Russia, rafforzando le forze armate soprattutto in funzione del contenimento dei separatisti del Sud-est, dichiarando lo stato di emergenza per la crisi nel mare d’Azov, ma non è riuscito a imporre una svolta verso la soluzione del conflitto. In campo economico ha ottenuto il sostegno finanziario dell’Ue e del Fondo Monetario internazionale. Nel 2018 il Pil è cresciuto del 3,4% – record negli ultimi sette anni – ma l`Ucraina resta nelle sabbie mobili della corruzione dilagante, in attesa di riforme tanto promesse quanto mai realizzate.
L’ultima delle battaglie di Poroshenko è stata quella per l`autocefalia della chiesa ortodossa ucraina, sganciata ora dalla chiesa ortodossa moscovita. Una svolta che sul breve termine approfondisce la divisione tra campo filorusso e filo occidentale, ma in prospettiva, con ogni probabilità, ridimensionerà l`influenza di Mosca. Sempre secondo i sondaggi, per vincere al secondo turno il presidente uscente dovrebbe ottenere il sostegno di Tymoshenko. Oppure viceversa: l`ex premier oggi 58enne, e senza la famosa treccia bionda, dovrebbe poter contare sull`aiuto di Poroshenko per coronare il sogno coltivato per quasi vent’anni, ovvero arrivare alla guida dell’Ucraina come presidente. Ma i due non si sono mai amati e non sarà facile trovare un accordo. Durante la campagna elettorale Tymoshenko ha addirittura denunciato l’attuale capo dello Stato per violazione delle regole elettorali, accusandolo di utilizzare illegalmente fondi per la propria campagna.
Il ricorso è stato comunque respinto dalla Corte suprema a fine febbraio. Negli stessi giorni, i servizi segreti Sbu, senza fare nomi, hanno annunciato di aver smascherato una piramide elettorale finanziata dall’estero e hanno condotto perquisizioni in decine di case di figure vicine a Tymoshenko. Tra i tanti candidati in lizza per il primo turno, solo l`ex premier Yuri Boyko è apertamente favorevole a un riavvicinamento alla Russia, ma potrebbe aspirare a circa il 10% dei voti. Se la Russia resta la grande e minacciosa sorella ex sovietica sullo sfondo, accusata di tenere viva la ribellione nel Sud-est dopo l`annessione della Crimea, la divisione tra partiti filorussi e filo-occidentali non sembra oggi più decisiva in termini politici. A parte Boyko, tutti i principali candidati dichiarano di voler l’Ucraina nell`Ue e nella Nato. E tutti reclamano la `restituzione` della penisola sul mar Nero. Kiev inserisce chiunque vi arrivi dalla Russia o ne giustifichi l`annessione nella black list delle persone che non possono più entrare in Ucraina. Compresi gli amatissimi cantanti italiani Al Bano e Toto Cotugno. askanews