Cassazione: 1,3 milioni di Iva evasa, sequestro a Pupi Avati

Cassazione: 1,3 milioni di Iva evasa, sequestro a Pupi Avati
5 aprile 2019

E’ stato confermato dalla Cassazione il sequestro preventivo disposto nei confronti dei beni del regista Pupi Avati e di suo fratello Antonio, produttore cinematografico, in relazione all’evasione fiscale dell’Iva relativa agli anni 2012, 2014 e 2015 per complessivi 1 milione e 324mila euro, reato contestato dalla Procura di Roma ai due fratelli emiliani “nelle loro vesti di Presidente del Consiglio di amministrazione e Consigliere delegato della Duea film spa”.

Con questo verdetto depositato oggi – sentenza 15022 della Terza sezione penale, udienza del sette novembre scorso – la Suprema Corte ha negato che “la procedura di rateizzazione di cui la societa’ amministrata” dagli Avati “si era avvalsa, relativamente all’anno 2012, e l’opposizione dagli stessi proposta nei confronti della cartella esattoriale relativa all’anno 2015, potessero escludere la sussistenza dei reati contestati e la confiscabilita’ del relativo profitto, in relazione alla quale era stata disposta la misura cautelare”.

Ad avviso degli ‘ermellini’, correttamente i magistrati romani hanno ritenuto la “irrilevanza”, riguardo al quadro indiziario emergente dalle dichiarazioni dei redditi e dalla comunicazione di reato della Agenzia delle Entrate, “delle richieste di rateizzazione e delle opposizioni presentate” dagli Avati che hanno sostenuto la loro buona fede e la mancanza di dolo “senza altro aggiungere circa l’insussistenza del reato o l’ammontare del profitto”. Cosi’ la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro l’ordinanza emessa dal Tribunale di Roma il 18 giugno 2018, e ha anche condannato gli Avati a pagare duemila euro ciascuno alla Cassa delle Ammende.

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