Ancora tensioni nel governo, M5s apre anche fronte Rai e irrita Lega

E su immigrazione e Alitalia ancora scintille tra Salvini e Di Maio. Scontro anche su Radio Radicale

CDA RAI

MARCELLO FOA

Si apre sulla Rai una nuova frattura tra Lega e 5 Stelle, con il movimento guidato da Di Maio che va all’attacco del presidente Marcello Foa, fortemente voluto dalla Lega. Ad aprire lo scontro, durante l’audizione mattutina dei vertici dell’azienda in commissione di Vigilanza, è stato il senatore pentastellato Primo Di Nicola, secondo il quale c’è un conflitto d’interessi per la doppia presidenza di Foa, che guida anche RaiCom. “Chiediamo – ha chiesto retoricamente Di Nicola – se non ritenga opportuno presentare dimissioni veloci da quella carica”. Una posizione sostanzialmente uguale a quella del Pd, che ha annunciato con Davide Faraone “una risoluzione per sollevare Foa dalla presidenza di RaiCom”.

Lo stesso Foa ha replicato chiarendo che è stato l’ad Fabrizio Salini a chiedergli “di ricoprire la carica di presidente di RaiCom, dove non ho incarichi operativi” anche perché “RaiCom ha una spiccata vocazione internazionale ed io come presidente Rai ho la delega internazionale”. Del resto, ha aggiunto Salini, il ministero dell’Economia “non ha ravvisato elementi ostativi” alla nomina. Caso chiuso? Neanche per sogno. Perché Gianluigi Paragone, giornalista e capogruppo pentastellato in Vigilanza, nella stessa seduta, ha rincarato la dose, mettendo in dubbio la neutralità di Foa. “La discussione sulle tematiche del pluralismo – ha detto – sarebbe stata diversa se ci fosse stato un presidente più neutrale. Così non è stato e oltre al conteggio della presenza dei politici nei programmi bisognerebbe parlare anche della scrittura dei programmi. A questo filo culturale – ha aggiunto Paragone – risponde in modo maldestro Foa che stando a voci di corridoio esagera nelle sue funzioni. Va messa a fuoco la governance”.[irp]

In questa situazione di tensione (condita dalla notizia di un alterco che ci sarebbe stato tra il direttore del Tg1 Giuseppe Carboni e il suo vice Angelo Polimeno Bottai) spicca il silenzio, carico di irritazione, della Lega, che non è intervenuta sull’attacco del M5s a Foa. “Non abbiamo espresso la nostra posizione perché non c’è bisogno di ribadire una cosa già nota”, affermano fonti parlamentari del Carroccio. In altre parole: Foa non si tocca. E se la Lega non l’ha difeso apertamente è solo per evitare una ulteriore lite pubblica con gli alleati. E mentre anche su Radio Radicale, per restare sul terreno dell’informazione, la divergenza che c’è tra M5s e Lega resta per il momento abbastanza sottotraccia, sui migranti la contrapposizione è forte e allo scoperto. Matteo Salvini ha ribadito la chiusura dei porti, firmando una nuova direttiva che, di fatto, è ritagliata sul caso della nave Mare Jonio.

“Col rischio di terrorismo islamico non voglio far arrivare i terroristi islamici sul barcone in Italia, non ci penso neanche”, ha detto il ministro dell’Interno. A cui ha replicato, con gelida ironia, il titolare dello Sviluppo economico. “Se pensiamo di fermare 800 mila migranti con una carta che si chiama direttiva – ha detto Di Maio – credo che ci stiamo illudendo che la Libia si possa portare nella campagna elettorale delle Europee. Il tema è molto più serio, se vogliamo aiutare l’Italia molliamo quei Paesi che ci fanno la guerra sui migranti, invece di allearsi con loro”. Anche su Alitalia i due vicepremier non si sono risparmiati stoccate, con Salvini che ha ‘punzecchiato’ il collega dicendo “aspetto i fatti” e Di Maio che gli ha replicato piccato: “Mi fa piacere che tutti vogliano vedere i fatti, peccato che quelli che vogliono vederli parlano soltanto”. Un contrasto su uno dei dossier più importanti in mano al governo che ha costretto il premier Giuseppe Conte a prendere in mano in prima persona la questione, con la convocazione di un tavolo a Palazzo Chigi. askanews