Dermatite atopica, epidemiologia e impatto socio-economico

23 aprile 2019

Può colpire adulti e bambini causando un intenso prurito e secchezza cutanea: stiamo parlando della dermatite atopica, una malattia infiammatoria cronica della pelle con notevoli effetti negativi sulla qualità della vita di chi ne soffre e delle loro famiglie. Come ha spiegato il professor Carlo Gelmetti della Società di Dermatologia Pediatrica, che ha parlato dell’epidemiologia e dell’impatto socio-economico di questa malattia. Qual è, intanto, la sua incidenza sulla popolazione? “Gli ultimi dati dicono che nei bambini arriva fino a circa il 15 per cento, con dei picchi più elevati in alcune regioni nel mondo e più basse in altre. Negli adulti, invece, siamo su valori che sono la metà o un terzo, quindi dal 5 al 7%”, ha sottolineato. Quali impatti socio-economici porta sul sistema? “L’impatto è molto forte dal punto di vista psicologico e della qualità della vita – ha detto Gelmetti – Dal punto di vista economico dipende molto dal sistema sociale: quando questo comprende la cura “dalla culla alla tomba”, come in Italia e Francia, il costo del paziente è relativo in termini di spese dirette. E’ invece assolutamente non trascurabile per le spese indirette, in quanto i farmaci possono essere pagati dal Sistema Sanitario Nazionale, anche se sono molto cari, come alcuni che costano fino a 30, 40mila dollari, mentre gli emollienti normalmente non sono rimborsati. E questo è il motivo per cui si tratta di una malattia sempre molto cara”.

Diamo adesso la parola al professor Gian Vincenzo Zuccotti, direttore del dipartimento di pediatria dell’Ospedale Buzzi, che sta conducendo presso l’ospedale milanese studi sull’uso del postbiotico nei bambini con dermatite atopica per trovare una soluzione efficace contro questa malattia: “Stiamo concludendo questo importante studio in doppio cieco, randomizzato e disegnato con tutti i criteri necessari a ottenere risultati che siano poi spendibili e che raccontino qualcosa di efficace sul suo utilizzo. Non abbiamo ancora la possibilità di svelare i risultati ma sicuramente possiamo raccontare due cose: lo studio parte da una nostra precedente esperienza fatta su un piccolo gruppo pilota, in cui siamo andati a testare delle farine fermentate. Abbiamo avuto dei risultati clinici straordinari: dove anche il cortisone non funzionava, questi bambini miglioravano. Quindi abbiamo voluto riproporre lo studio ma in doppio cieco randomizzato, a cui abbiamo associato degli studi immunologici anche sul microbiota intestinale. Siamo molto fiduciosi perché, se questo confermerà i risultati dello studio pilota, potrà dare una grande risposta non solo ai bambini, che soffrono di dermatite atopica, ma aprirà delle grandi prospettive anche per altre malattie intestinali, in modo particolare per le patologie infiammatorie, che richiedono terapie farmacologiche molto pesanti con effetti collaterali e costi elevati”.

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Il postbiotico apre una nuova frontiera nel campo degli alimenti? “Assolutamente sì. Sono un modo nuovo di somministrare delle sostanze, che sono dei ‘prodotti attivi’ dei batteri. Diamo direttamente quello che serve per ridurre l’infiammazione e per migliorare le patologie, per cui questi postbiotici sono stati in qualche modo pensati e studiati”, ha spiegato Zuccotti. Esiste già in commercio questo prodotto? “Attualmente questo prodotto è stato inserito all’interno di latti formulati, quindi è già in commercio. Non appena avremo concluso lo studio, dati alla mano, ci aspettiamo che venga proposto un nuovo prodotto e una nuova modalità di somministrazione. Sicuramente, in un’ottica di maneggevolezza, saranno delle formulazioni molto semplici: delle bustine o delle polverine che verranno aggiunte agli alimenti abitualmente consumati, quindi di facile adesione. Una compliance molto elevata da parte dei bambini che sappiamo essere molto sospettosi ogni volta che dobbiamo proporre qualcosa. Sono delle grandi battaglie”, ha concluso Zuccotti.

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