“Fu tortura”, otto fermati per la morte del pensionato di Manduria

30 aprile 2019

Questo drammatico video amatoriale, diffuso dalla polizia, mostra la baby-gang di Manduria, in provincia di Taranto, accanirsi contro il 66enne Antonio Cosimo Stano, poi morto il 23 aprile 2019 in seguito alle gravi ferite causate dalle continue aggressioni. È solo uno degli episodi di violenza contro Stano per i quali la Squadra mobile di Taranto, su disposizione della Procura locale, ha arrestato 8 tra i presunti responsabili del pestaggio, 6 dei quali sono minorenni. In tutto però sono 14 gli indagati per le violenze; le accuse sono di tortura, danneggiamento, violazione di domicilio e sequestro di persona aggravato. Nel video si sente la vittima invocare più volte aiuto mentre i giovani, incuranti, continuano a pestarlo.

Secondo le indagini degli inquirenti, la baby-gang avrebbe preso di mira l’anziano che soffriva di disagi psichici con una serie di pestaggi, come dimostra il video. I giovani avrebbero anche assaltato più volte la casa di Stano, per rapinarlo e aggredirlo. Poi, nell’ultimo assalto, ai primi di aprile lo avrebbero segregato e pestato a morte. Stano fu trovato in fin di vita e in forte stato confusionale in casa da una pattuglia della polizia avvertita dai vicini che avevano avuto notizie delle aggressioni. Trasportato in ospedale, è morto dopo diversi giorni di agonia per la gravità delle ferite.

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L’indagine ha consentito di rintracciare anche una Fiat Punto grigia, avvistata da alcuni vicini di casa e indicata in uso al gruppo di giovani aggressori. Si e’ cosi’ risaliti al figlio della proprietaria, che la usava abitualmente e che ha successivamente ammesso di averla utilizzata assieme ad alcuni suoi coetanei (minorenni) quando andavano a “sfottere” (ha sottolineato l’indagato) l’uomo che lui stesso indicava come “il pazzo”. Il ragazzo, che e’ tra i fermati di oggi, ha fornito la descrizione di almeno tre aggressioni, riferendo inoltre delle grida di paura e di richiesta di aiuto della vittima. Le aggressioni erano state tutte filmate con il suo cellulare e diffuse on line corredate da commenti spietati. Cosi’ dal suo telefono la polizia ha potuto acquisire alcuni contenuti audio-video, nonche’ i messaggi scambiati tra gli indagati all’interno di una chat di whatsapp denominata “Comitiva di Orfanelli”.

In molti sapevano, ma la denuncia e’ stata tardiva. Un atteggiamento omertoso censurato dal procuratore per i minorenni di Taranto Pina Montanaro, che ha oggi spiegato i dettagli dell’inchiesta sulla morte del 66enne pensionato. “C’e’ stata sicuramente – ha chiosato il procuratore Montanaro – un’assenza totale di controllo sociale. Queste condotte sono il segno di una profonda crisi educativa. Ci sono addirittura dei file audio in cui gli indagati, esaltando la propria azione nei confronti del signor Stano, esprimono soddisfazione nell’essere riusciti a traumatizzarlo, tanto da rendersi conto che la sola loro vista creava ormai terrore in questa persona”.

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Montanaro ha affermato inoltre che “la visione dei video e l’ascolto dei file audio evidenzia come la crudelta’ e la violenza si autoalimentasse e aumentasse in maniera esponenziale laddove le nefandezze venivano condivise nelle chat. Cosa emerge da questo primo esame del materiale? Un uso distorto del web. Queste ragazzi utilizzavano il web per esaltare le loro violenze”. C’e’ tanto materiale “in fase di valutazione. Ma e’ ovvio – ha concluso il magistrato – che, da Autorita’ Giudiziaria, da procura per i minorenni, e’ nostro compito e nostro dovere, forse anche supplendo a quell’assenza sociale di cui abbiamo parlato, considerare questo del processo penale il momento attraverso il quale fornire a questi ragazzi una possibilita’, tramite gli strumenti che la legge ci consente, di rieducazione e di recupero”.

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