Avrebbe violato i principi di imparzialità previsti dalla legge in caso di “avviso pubblico di nomina” per un incarico di natura regionale come quello ottenuto dal suo socio Luca Marsico, nominato componente esterno del “Nucleo di valutazione degli investimenti pubblici” della Regione Lombardia. E’ questa l’accusa contestata dai milanesi al governatore lombardo Attilio Fontana, indagato per abuso d’ufficio nell’inchiesta sulla presunta rete di corruzione che ieri ha portato a 28 arresti (12 in carcere e 16 ai domiciliari) e a 15 misure cautelari come obbligo di firma o di dimora. Fontana riceverà già nella giornata di oggi (la notifica è già partita) l’avviso a comparire in Procura con la data dell’interrogatorio fissato per la prossima settimana.
Da quanto si è appreso in ambienti giudiziari milanesi, la nomina di Marisco, ex consigliere regionale lombardo non riconfermato alle elezioni del 2018, venne decisa con una delibera approvata dalla giunta regionale nell’ottobre scorso. Delibera che gli investigatori hanno rintracciato soltanto nello scorso fine settimana e che ora è entrata a far parte degli atti di indagine. Per gli inquirenti, è la prova documentale del presunto abuso commesso dal governatore. Da qui la sua iscrizione nel registro degli indagati che, sempre da quanto è filtrato, risalirebbe a lunedì scorso, subito dopo la scoperta della delibera incriminata. Secondo quanto è stato ricostruito, in 60 hanno risposto all'”avviso pubblico di nomina” lanciato dalla Regione Lombardia per individuare il componente esterno del Nucleo di valutazione.
Alla fine è stato Marsico a spuntarla, aggiudicandosi l’incarico con una nomina che, per gli inquirenti, presenta due profili di irregolarità: non solo il mancato rispetto, da parte di Fontana, di quel “principio di imparzialità” obbligatorio in tutti i casi di nomine di natura non fiduciaria. C’è infatti anche un profilo di “conflitto di interessi” per Marsico che avrebbe avuto l’obbligo di astenersi dal partecipare ad un avviso pubblico lanciato dall’istituzione governata dal suo ex socio di studio. E questo anche se Fontana cedette le sue quote dello studio legale alla figlia un paio di mesi dopo essere stato eletto governatore. Del presunto illecito contestato a Fontana non c’è traccia nell’ordinanza del gip Raffaella Mascarino semplicemente per un questioni di tempi. La richiesta di arresto dei pm risale a due mesi fa, mentre la prova documentale che incastrerebbe il governatore (la delibera di giunta sulla nomina di Marsico) è saltata fuori nei giorni scorsi.