Si svolge oggi a Sibiu, in Romania, una riunione informale dei capi di Stato e di governo dei Ventisette, a cui per l’Italia parteciperà il premier Giuseppe Conte, volta a “discutere e riflettere sul nostro futuro comune”, come si legge nella bozza della dichiarazione solenne che i leader approveranno all’unanimità. Il vertice, originariamente programmato per il 29 marzo, data inizialmente fissata per l’uscita del Regno Unito dall’Ue, nelle intenzioni doveva servire soprattutto a prendere atto di quel divorzio e a riaffermare le ragioni dell’unità dei Ventisette, l’impegno a proseguire sulla strada dell’integrazione e la fiducia nel futuro comune.
La proroga concessa a Londra per il negoziato sulla Brexit ha portato i leader a spostare a un’altra data simbolica la convocazione del vertice: il 9 maggio, giorno dell’Europa (è l’anniversario della Dichiarazione Schuman del 1950, con cui fu lanciata la prima Comunità europea, quella del carbone e dell’acciaio). E quest’anno si celebrano anche altre ricorrenze importanti: sono passati 30 annui dalla caduta del muro di Berlino e della Cortina di ferro che aveva diviso l’Europa, 15 anni dal grande “allargamento” dell’Ue ai paesi dell’Est, e 40 anni dalla prima elezioni del Parlamento europeo a suffragio universale. La riunione di Sibiu sarà anche la prima dei leader, da molto tempo, in cui probabilmente non si parlerà affatto della Brexit, ma della vita dell’Ue dopo la Brexit.
Ma il vertice di Sibiu servirà anche ad avviare le discussioni e i negoziati sull’avvicendamento ai vertici delle istituzioni dell’Ue, nel nuovo ciclo che comincerà subito dopo le elezioni europee. Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, spiegherà ai leader dei Ventisette come intende gestire questo ciclo di nomine, che comprende suo successore, il presidente della Commissione, il presidente della Banca centrale europea e l’Alto Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune. Tusk vuole evitare una ripetizione delle difficili circostanze dell’ultima volta, nel 2014, quando ci vollero tre vertici Ue straordinari in tre mesi (giugno, luglio e fine agosto) per decidere, con Jean-Claude Juncker designato a maggioranza qualificata (Regno Unito e Ungheria votarono contro). Un’ipotesi che sta circolando è quella di una convocazione di un Consiglio europeo straordinario il giorno dopo la fine delle elezioni, il 27 o 28 maggio, ma sarà probabilmente lo stesso Tusk ad annunciare al termine del vertice di Sibiu se e quando ci sarà questa nuova convocazione dei leader.
Quello che è certo è che questa volta sarà difficile che si ripeta, pur con tutte le difficoltà di cinque anni fa, l’esito che esige il Parlamento europeo, ovvero la designazione come candidato presidente della Commissione di uno dei candidati “capilista” (“spitzenkandidaten”) indicati dalle diverse famiglie politiche europee. Il Consiglio europeo ha già indicato chiaramente, nel Febbraio 2018, che non c’è alcun automatismo che garantisca che il presidente designato della Commissione sia uno degli “Spitzenkandidaten”, e che i capi di Stato e di governo hanno “un’autonoma competenza” nella designazione, come prevede il Trattato Ue, anche se dovranno “tenere conto del risultato delle elezioni europee”, con le opportune consultazioni. Ed è noto che in particolare il presidente francese Emmanuel Macron, ma non solo lui, non ha nessuna intenzione di cedere di fatto al Parlamento europeo una prerogativa che il Trattato assegna al Consiglio europeo. Per il resto, il vertice, che comincia alle 12:30 e si prevede termini attorno alle 18, oltre ad approvare la dichiarazione solenne di Sibiu, discuterà anche un documento più lungo che riassume l’agenda strategica per i prossimi cinque anni, e che sarà approvata poi ufficialmente al Consiglio europeo di giugno.
“Riaffermiamo la nostra convinzione che, uniti, siamo più forti, in questo mondo sempre più instabile e complesso”, diranno i leader dei Ventisette nella loro dichiarazione solenne, secondo quanto prevede la bozza, che conterrà 10 impegni di principio: 1) difendere un’Europa unita, da est a ovest, da nord a sud, senza divisioni che nuocciono all’interesse collettivo; 2) restare uniti e solidali “nel bene e nel male”, parlando “con un’unica voce”; 3) cercare sempre “soluzioni congiunte”, in uno “spirito di comprensione e rispetto”; 4) continuare “a proteggere il nostro stile di vita, la democrazia e lo Stato di diritto”, e difendere “i nostri comuni valori e i principi sanciti dai trattati”; 5) continuare a “pensare in grande”, come Europa, sulle “questioni che contano”, ascoltando preoccupazioni e speranze di tutti gli europei, e “avvicinando l’Unione ai cittadini”; 6) rispettare “sempre il principio di equità”, sul mercato del lavoro, nell’assistenza sociale, nell’economia, e ridurre ulteriormente le disparità esistenti tra i paesi europei, aiutando sempre “i più vulnerabili”, e “anteponendo le persone alla politica”.
“Ci daremo i mezzi per essere all’altezza delle nostre ambizioni. Doteremo l’Unione degli strumenti necessari per realizzare i suoi obiettivi e portare avanti le sue politiche”, recita il settimo impegno della bozza di dichiarazione, mentre l’ottavo riguarda l’investimento nei giovani (salvaguardare “il futuro delle prossime generazioni di europei”), e il nono la protezione e la sicurezza da garantire ai cittadini. Il decimo punto, infine, è l’impegno a continuare “a lavorare con i partner mondiali per difendere e sviluppare l’ordine internazionale basato su regole, per sfruttare al meglio le nuove opportunità commerciali e per affrontare congiuntamente sfide globali come la tutela dell’ambiente e la lotta ai cambiamenti climatici”. I due hanno parlato davanti a un pool super selezionato di giornalisti e per la prima volta, in omaggio alle origini della madre, c’erano gli americani. Una novita’ che non e’ piaciuta affatto ai colleghi britannici.
La scelta dei duchi di Sussex e’ caduta sulla Cbs, che ha tra le sue principali presentatrici Gayle King, una delle migliori amiche di Meghan, presente anche al baby shower a New York alcuni mesi fa. Quest’ultima conduce il programma mattutino ‘This Morning’ e le immagini sono state diffuse in tempo per la messa in onda negli Stati Uniti. Una fonte ha riferito che la decisione “riflette l’interesse internazionale per questa storia”, ma i media britannici sono furiosi: “Ha preso tutti di sorpresa e non e’ stata digerita bene in alcuni ambienti”. Tradizionalmente, solo giornalisti britannici sono invitati in simili occasioni ma la coppia ha insistito per la presenza di un cameraman della Cbs, anche quando e’ stato fatto notare loro che poteva essere visto come uno schiaffo in faccia ai media di altri Paesi del Commonwealth. askanews