May sotto pressione rinvia il voto sulla Brexit. Primo ministro verso le dimissioni

May sotto pressione rinvia il voto sulla Brexit. Primo ministro verso le dimissioni
Theresa May
24 maggio 2019

La premier britannica Theresa May potrebbe dimettersi già oggi, dopo che i Tory hanno ulteriormente irrigidito le loro posizioni contro il suo piano per la Brexit. Il “Brexit withdrawal bill”, la legge di implementazione dell’uscita del Regno Unito dall’Ue, infatti, non sarà pubblicata o discussa in parlamento sino all’inizio di giugno. Una mossa, quella del governo May, che notifica di fatto un rinvio del nuovo voto sull’accordo da lei negoziato con Bruxelles, che intendeva portare in parlamento il prossimo tre giugno. La mossa arriva dopo le dimissioni di Andrea Leadsom da Commons Leader, in pratica da ministro per i Rapporti con il parlamento, un colpo durissimo per May, sotto forte pressione dai deputati del suo partito Tory che ne chiedono le dimissioni. Leadsom, che è tra i candidati alla successione di May, è stata sostituita dal sottosegretario Mel Stride.

Theresa May, sottolinea la Bbc, aveva detto ai Comuni che il testo della legge sarebbe stato pubblicato venerdì, in modo da dare ai deputati “il maggior tempo possibile per studiarne i dettagli”. Da più parti il rinvio dell’ennesimo voto – e probabilmente dell’ennesima bocciatura – è visto come uno strenuo tentativo di May di allungare i tempi della permanenza a Downing Street. In ogni caso, per la sua successione è già aperta. Boris Johnson, ex sindaco di Londra, è stato il primo esponente dei Tory ad aver ufficialmente confermato la sua candidatura alla successione del Primo ministro. Fra gli altri potenziali candidati alla leadership dei conservatori figurano Michael Gove, Andrea Leadsom, Jeremy Hunt, Dominic Raab e Sajid Javid.

IL SUCCESSORE DELLA MAY

Fra i Brexiteer più irriducibili, BORIS JOHNSON, 54 anni, è stato uno degli artefici della vittoria della Brexit al referendum del 2016. Nomimato ministro degli Esteri, è diventato la voce di punta dell’opposizione all’accordo di divorzio dall’Ue stipulato da Theresa May prima di dimettersi il luglio scorso per difendere la sua posizione a favore di una hard Brexit. Indicato dai più come il successore di David Cameron nel 2016, era stato costretto a tirarsi fuori dalla corsa alla leadership dopo il “tradimento” dell’ultimo minuto di Michael Gove. L’eccentrico ex primo cittadino di Londra è popolare fra i militanti della base ma meno fra i suoi “pari” che gli contestano le numerose gaffe e un certo dilettantismo.

MICHAEL GOVE, ministro dell’Ambiente, una cocente sconfitta alle ultime elezioni per la leadership dei Tory forse non ancora digerita, è attualmente indicato come uno dei favoriti per le sue posizioni più “accomodanti” sulla Brexit. Nel giugno 2016, Gove, allora manager della campagna per la successione di Boris Johnson a David Cameron, ritirò il suo endorsement la mattina in cui l’ex sindaco di Londra avrebbe dovuto annunciare ufficialmente la sua candidatura per gettarsi inaspettatamente nell’agone. L’euroscettico Gove risultò terzo nel primo round del voto, dietro alla vincitrice finale Theresa May e ad Andrea Leadsom. Nativo di Edimburgo, il 51enne Gove ha studiato inglese a Oxford. Prima di diventare deputato faceva il giornalista.

Il 52enne JEREMY HUNT, attuale ministro degli Esteri, è stato un convinto Remainer nel referendum del 2016 e ha sostituito Boris Johnson al Foreign Office dopo le sue dimissioni. Nel 2016 aveva deciso di non partecipare alle elezioni per la leadership offrendo invece il suo pieno sostegno a Theresa May. Dopo il referendum Hunt ha cambiato rotta avvicinandosi al campo degli euroscettici, deluso dall’approccio “arrogante” di Bruxelles nei negoziati. Dopo sei anni al ministero della Sanità, si è guadagnato la fama di un politico coraggioso, prono alle sfide.

ANDREA LEADSOM, sconfitta da Theresa May nel round finale per la corsa a Downing Street, la ministro per le Relazioni con il Parlamento è una fervente fautrice della Brexit. Ammiratrice di Margaret Thatcher, Andrea Leadsom, 55 anni, ha lavorato 30 anni in banca alla City di Londra. Approdata alla politica, ha cominciato a farsi un nome durante la campagna per il referendum del giugno 2016, quando era sottosegretario all’Energia con appassionati interventi a vari dibattiti televisivi nel corso dei quali ha difeso con forza il ritiro del Regno Unito dall’Ue.

Nominato ministro per la Brexit a luglio, DOMINIC RAAB si era dimesso quattro mesi dopo, perché in aperto contrasto con Theresa May sull`accordo di divorzio dall’Ue stipulato dalla premier con Bruxelles, giudicandolo “cattivo per l’economia e la democrazia” britanniche. Se si vede a Downing Street? “Mai dire mai”, ha risposto di recente Raab, 45 anni, euroscettico. Avvocato specializzato in diritto internazionale, è una delle figure di punta della nuova guardia dei conservatori.

Ex dipendente di una banca d’affari, figlio di un conducente di autobus pachistano, SAJID JAVID, 49 anni, è oggi un esponente influente del Partito conservatore. Nominato ad aprile 2018 alla guida del ministero dell’Interno, è riuscito ad imporre il suo stile e a guadagnarsi il rispetto dei parlamentari conservatori. Sostenitore del thatcherismo e del libero mercato, questo ex euroscettico si era pronunciato contro la Brexit al referendum del 2016.

I TEMPI

Possibile cronologia degli eventi e di quando si conoscerà il nome del nuovo primo ministro, secondo Bloomberg.

27 maggio-2 giugno: ci saranno i risultati elettorali e si prevede che i Tory avranno un’altra batosta.

3-9 giugno: il governo ha promesso il nuovo voto sulla legge sulla Brexit. Dopo il voto, qualsiasi sia il risultato, May incontrerà Graham Brady, capo del gruppo dei Tory in Parlamento per un accordo sui tempi del voto per il suo sostituto.

10-16 giugno: se l’accordo per la Brexit sarà passato allora il governo dovrà inviarlo alle commissioni. Se invece il testo avrà subito una nuova bocciatura, allora anche la premiership di May sarà sicuramente finita.

17-30 giugno: May resterà premier fino a quando non verrà scelto il suo successore. I Conservatori condurranno una serie di votazioni, due per settimana, per scremare la lista fino ad arrivare a due contendenti.

Luglio-agosto: si procederà al voto postale per i 120mila circa membri del partito Conservatore sul nome del nuovo premier.

Agosto-settembre: sarà scelto il nuovo leader dei Tory.

29 settembre-2 ottobre: si svolgerà la conferenza annuale dei Tory a Manchester.

17-18 ottobre: è previsto il summit europeo, ad appena due settimane dal 31 ottobre, data stabilita per la Brexit. A Bruxelles, però, si parla già di un’altra estensione.

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