La Procura di Genova aprirà due inchieste sugli scontri di giovedì tra antifascisti e forze dell’ordine durante il comizio di CasaPound. La prima per il pestaggio da parte della polizia del giornalista di Repubblica, Stefano Origone. Le ipotesi di reato, a carico di ignoti, sono lesioni aggravate dall’uso dell’arma, cioè il manganello e dalla gravità delle lesioni, fra cui la rottura di due dita e una costola. Dell’identificazione del gruppo di poliziotti che ha picchiato il giornalista si occuperà la Squadra Mobile.
Il secondo fascicolo riguarda invece i manifestanti che si sono scontrati con le forze dell’ordine, per resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento e lancio di oggetti pericolosi. “Ci sono delle costanti che si fa fatica a comprendere”. Enrico Zucca, sostituto pg a Genova, che ha indagato sulle violenze della polizia al G8 del 2001, commenta cosi’ quanto avvenuto ieri tra polizia e antifascisti. “Quel che fa impressione e’ che un poliziotto, pur nel non facile contrasto verso azioni anche violente, debba utilizzare la forza a sproposito. Il pensiero va al G8. Chi dice che e’ stata voltata pagina?”.
Gli uomini della squadra mobile, intanto, sentiranno nelle prossime ore Stefano Origone, il giornalista di Repubblica picchiato dalla polizia ieri in piazza Corvetto e il vice questore aggiunto Giampiero Bove, che lo ha soccorso. Oggi gli agenti hanno portato in procura una prima relazione su quanto accaduto. E’ stato gia’ individuato il reparto a cui appartengono i poliziotti che hanno caricato il cronista. Nelle prossime ore gli inquirenti, coordinati dall’aggiunto Vittorio Ranieri Miniati e dal sostituto Gabriella Dotto, continueranno a visionare le immagini girate ieri per cercare di individuare gli agenti. Il fascicolo, a carico di ignoti, e’ per lesioni volontarie aggravate. Non e’ escluso che, nei prossimi giorni, le indagini possano allargarsi anche alla gestione dell’ordine pubblico e al ferimento delle altre persone (due manifestanti), cosi’ come sul lancio dei lacrimogeni ad altezza uomo nella zona della piazza dove non avvenivano scontri.
Le polemiche sono roventi, mentre il sindaco di Genova, Marco Bucci, protesta: “Non potevo negare la piazza a Casapound, chi mi accusa di difendere i fascisti si dovrebbe vergognare, vuol dire che non conosce la legge”. “Se un partito è nelle liste elettorali non gli si può negare un comizio – aggiunge -. non si può dire di no, è illegale, il sindaco non può farlo”. Il sindaco nega poi che ci siano stati lacrimogeni in piazza: “Non esageriamo, sono tirate per la giacchetta che non sopporto. Non è tollerabile attaccare la polizia e questo lo dirò chiaro e tondo”.
In campo anche il sindacato della polizia. “Ancora una volta le autorita’ di pubblica sicurezza e i poliziotti rischiano di diventare il capro espiatorio di una piazza ideologica e violenta per il diffuso malinteso senso del diritto costituzionalmente tutelato, rispetto alle liberta’ di manifestare da parte di cittadini o gruppi politici”, dice il segretario del Siap Giuseppe Tiani, sottolineando che “le immediate scuse presentate dal questore” al cronista di Repubblica colpito “sono state un messaggio democratico e dimostrano con i fatti che non c’era alcuna volonta’ di reprimere il diritto di manifestazione”. Il sindacato, aggiunge, Tiani, “non entra nel merito di valutazioni che competono all’autorita’ giudiziaria, anche perche’ siamo certi che l’analisi dei fatti offrira’ una visione piu’ oggettiva e complessiva degli eventi”.