“L’Unità, quotidiano fondato da Antonio Gramsci. Direttore Maurizio Belpietro”. Non è una fakenews ma quello che i lettori troveranno oggi in edicola. Lo storico quotidiano comunista esce con un numero “tecnico”, necessario per non perdere la testata e per un giorno sarà firmato dall’attuale direttore de La Verità. Otto pagine, interviste a Nicola Zingaretti, Luigi Di Maio, Benedetto Della Vedova e Nicola Fratoianni, i leader delle principali liste per le europee. Mancano solo Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, che non hanno avuto tempo.
I giornalisti dell’Unità hanno appreso che il quotidiano uscirà a firma di Maurizio Belpietro. Una decisione di Piesse, la società che ancora oggi detiene la testata, che ha fatto saltare sulla sedia i giornalisti. Tutti – riferiscono – hanno ritirato le firme, il comitato di redazione è sul piede di guerra. “Conosco gli editori dell’Unita’ che, siccome dovevano far ritornare il giornale in edicola per un giorno per non far decadere la testata, mi hanno chiesto se potevo firmarla – ha detto Belpietro -. Pur non condividendo nulla di quanto e’ mai stato scritto su quel giornale, ho accettato perche’ e’ un gesto che serve a garantire la liberta’ di stampa”. “Il mio e’ un impegno solo per un giorno – aggiunge il direttore -. Poi, se vorranno provare a rilanciarla in futuro, lo faranno con qualcun altro”. Quanto alle proteste della redazione, Belpietro ha aggiunto: “Non capisco perche’, non sono intervenuto su quel giornale. Non ho messo una virgola. Capisco che a qualcuno possa dispiacere la mia direzione, ma le cose le hanno scritte loro. Ho solo dato la possibilita’ al quotidiano di essere in edicola”.
Insorge la sinistra. “La firma di Belpietro sull’Unità è una gravissima profanazione della storia gloriosa di un grande giornale libero, che ha sempre lottato per valori agli antipodi delle idee che Belpietro ha sostenuto in tutta la sua vita professionale – ha detto il senatore Pd Luigi Zanda – Così come è stata presentata, l’operazione tra l’editore dell’Unità e Belpietro sa tanto di sciacallaggio e costituisce una violenza culturale e politica che emana miasmi volgari”.
La scelta di far firmare a Maurizio Belpietro il numero speciale dell’Unità è “esclusivamente dell’editore”. Lo precisa Marco Miccoli, responsabile comunicazione del Pd. Dice Miccoli: “Sulla scelta dell’editore de l’Unità di far firmare il numero in uscita domani da Maurizio Belpietro si precisa che il Partito democratico non ne era assolutamente a conoscenza. L’abbiamo appreso dal comunicato del Cdr solo qualche ora fa. Non sfugge a nessuno che, vista la storia del giornale e gli orientamenti politici di Belpietro, la scelta dell’editore Pessina è stata una furbizia di cattivo gusto”.
“Se la direzione di Belpietro e’ uno scherzo, e’ davvero uno scherzo di pessimo gusto. Se e’ una cessione, e’ una scelta inutilmente provocatoria. I proprietari tutelino i lavoratori con ogni strumento possibile, rispettando la storia della testata”. Lo scrive su Twitter il deputato Pd Andrea Romano.
“La nomina (simbolica? Provocatoria?) di un direttore che le radici storiche, la carne e le passioni del popolo che l’Unità ha amato e diffuso per decenni, ha legittimamente combattuto da sempre – ha detto Gianni Cuperlo – è solo una sciocca, inutile, volgare violenza verso donne e uomini che in molti casi non ci sono più”. “Parlo a Voi, ‘padroni’ del nostro giornale: quanto costa rilevare la testata? Se ce lo dite – ha concluso Cuperlo – io credo, penso, spero, che possa nascere in pochi giorni una cordata popolare, una sottoscrizione di massa per restituire a quella Storia il posto che le spetta”.
“Belpietro direttore dell?Unita’, anche solo per un giorno, e’ un insulto inaccettabile alla storia gloriosa del giornale di Antonio Gramsci e alla comunita’ politica che esso rappresenta. #unita”. Cosi’ via Twitter il segretario di Articolo Uno, Roberto Speranza.