Chiude il Cara di Mineo, Salvini: promessa mantenuta. I manifestanti: buffone, mille impieghi persi

9 luglio 2019

Dopo otto anni chiude il Cara di Mineo, uno dei centri di accoglienza migranti più grandi d’Europa. Il ministro dell’interno, Matteo Salvini è arrivato alle 12.50 nella cittadina del Catanese proprio per la chiusura definitiva della struttura di assistenza per richiedenti asilo. Non sono mancate le contestazioni all’arrivo del titolare del Viminale.

Alcune decine di lavoratori della struttura di accoglienza che temono per il proprio futuro occupazionale hanno urlato: “Buffone, buffone”. Salvini, tuttavia, ha rassicurato che “ci sono diversi progetti per riqualificare e rivalorizzare quest’area”. Di certo, per il ministro, “l’obiettivo e’ che non rimanga un deserto”. “Si fara’ il possibile – ha aggiunto – per aiutare il maggior numero possibile di lavoratori del Cara. Ovviamente fatte salve le inchieste della magistratura che sta valutando se le assunzioni sono state fatte regolarmente o in cambio di voti o di altro e privilegiando l’economia reale del territorio, che non parla di immigrazione ma di agricoltura”.

La struttura, infatti, e’ stata al centro di ‘fari’ accesi, ciascuno per propria competenza, dalle Procure di Caltagirone e di quella Distrettuale di Catania. Proprio oggi davanti alla terza sezione penale del Tribunale del capoluogo etneo era prevista un’udienza del processo per turbativa d’asta e falso nell’ambito dell’inchiesta sulla concessione dell’appalto dei servizi dal 2011 al 2014, nato da uno stralcio di ‘Mafia Capitale’. L’udienza e’ slittata al 4 dicembre per lo sciopero degli avvocati penalisti. Tra i 15 imputati anche l’ex sottosegretario Giuseppe Castiglione, in qualità di soggetto attuatore del Cara, che si e’ sempre proclamato innocente.

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LA STORIA DEL CARA

L’idea di realizzare un ‘Villaggio della solidarieta” nel residence degli Aranci a Mineo, che ospitava militari Usa di stanza a Sigonella e i loro familiari “e’ venuta al presidente del consiglio Silvio Berlusconi”, rivelo’ il ministro dell’Interno Roberto Maroni, in una conferenza stampa alla Prefettura di Catania il 15 febbraio 2011, dopo un sopralluogo nella struttura con l’allora premier. L’idea del governo, poi realizzata con un decreto del ministro dell’Interno del 30 marzo 2011, era quella di ospitare a Mineo circa 4mila richiedenti asilo nel Cara presente tra gli agrumeti della Piana di Catania. Al primo arrivo di ‘ospiti’ una decina di sindaci si schiero’, indossando la fascia tricolore, contro il trasferimento di migranti che erano sbarcati a Lampedusa.

Nella struttura, ritenuto il Centro accoglienza richiedenti asilo piu’ grande d’Europa, di proprieta’ della Pizzarotti affittata allo Stato per ospitare richiedenti asilo ci sono state ‘punte’ di presenze di migranti vicino alle 5.000 persone. Nel Cara hanno lavorato diverse fino a 500 persone di persone, creando mille posti di lavoro nell’indotto. La sua apertura ha creato contrasti sul territorio tra chi sosteneva che la sua presenza era occasione, oltre che di integrazione, di sviluppo e occupazione e chi, invece, ne ha sempre chiesto la chiusura per motivi di sicurezza del territorio. Adesso i sindaci chiedono “una franchigia per la zona” dopo la chiusura del Cara. Il cui annuncio e’ contestato da centri sociali e associazioni di volontariato e umanitarie.

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