Sara’ interrogato martedi’ 16 luglio l’ex giudice barese del Consiglio di Stato Francesco Bellomo, agli arresti domiciliari da ieri per i reati di maltrattamento nei confronti di quattro donne, tre ex borsiste e una ricercatrice della sua Scuola di Formazione ‘Diritto e Scienza’ per la preparazione al concorso in magistratura, ed estorsione ad un’altra ex corsista. Alle ragazze Bellomo, nella sua qualita’ di docente e direttore dei corsi, imponeva codici di comportamento e dress code fino a limitarne uscite e frequentazioni. Bellomo e’ indagato anche per calunnia e minaccia al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per fatti risalenti al settembre 2017, quando il premier era vicepresidente del Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa e presidente della commissione disciplinare chiamata a pronunciarsi su Bellomo. Fino alla data dell’interrogatorio di garanzia dinanzi al gip del Tribunale di Bari Antonella Cafagna, Bellomo restera’ ai domiciliari con il divieto di comunicare con soggetti diversi dai familiari conviventi e dai difensori e il divieto di utilizzo di qualsiasi mezzo di comunicazione telefonica o telematica.
IL DRESS CODE Un regolamento con la disciplina dei diritti e doveri del borsista, “integrato poi dal ‘codice di condotta’ (identico per borsisti di genere femminile e maschile) e dal ‘dress code’ (invece diverso, ma ispirato alla medesima ratio)”. A rivelarne il dettaglio è l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Bari Antonella Cafagna nei confronti di Francesco Bellomo, ex giudice del Consiglio di Stato. ”Nello svolgimento delle attività inerenti al suo ruolo – si legge nell’ordinanza nella parte in cui riporta il dress code -, il borsista di genere femminile dispone di un look: 1. Estremo – gonna molto corta (1/3 della lunghezza tra giro vita e ginocchio), sia stretta che morbida + maglioncino o maglina, oppure vestito di analoga lunghezza; 2. Intermedio – gonna corta (da 1/3 a ½ della lunghezza tra giro vita e ginocchio), sia stretta che morbida + camicetta, oppure vestito morbido di analoga lunghezza, anche senza maniche; 3. Classico – gonna sopra il ginocchio (da ½ a 2/3 della lunghezza tra giro vita e ginocchio) diritta + camicetta, oppure tailleur, oppure pantaloni aderenti + maglia scollata. Alternati”.
“Gonne e vestiti – prescriveva il dress code – di colore preferibilmente nero o, nella stagione estiva, bianco. Nella stagione invernale calze chiare o velate leggere, non con pizzo o disegni di fantasia; cappotto poco sopra al ginocchio o piumino di colore rosso o nero, oppure giacca di pelle. Stivali o scarpe non a punta, anche eleganti in vernice, tacco 8-12 cm a seconda dell’altezza, preferibilmente non a spillo. Borsa piccola. Trucco calcato o intermedio, preferibilmente un rossetto acceso e valorizzazione di zigomi e sopracciglia; smalto sulle mani di colore chiaro o medio (no rosso e no nero) oppure french”. Il look andava scelto sulla base degli eventi, secondo questo schema, a quanto scrive il gip: “Eventi mondani (sono quelli esterni a corsi e convegni, riconducibili a feste organizzate dalla società, ad attività di addestramento in luoghi pubblici e, in generale, a situazioni di visibilità in cui siano coinvolti la società o il direttore) e altri volta a volta indicati (lezioni particolari, attività promozionale ecc.) – n.1; Corsi e convegni – n.2; – Eventi burocratici (sono quelli esterni al corso che avvengono in luoghi istituzionali o a scopo diplomatico) – n.3”.
LA DIFESA Per i difensori di Francesco Bellomo non ci sono “i presupposti di ‘attualita” e ‘concretezza’ che per legge devono qualificare il ‘pericolo di reiterazione’ dei reati”. Lo dicono gli avvocati Gianluca D’Oria e Beniamino Migliucci, che difendono l’ex giudice arrestato a Bari. “E men che meno – continuano – reputiamo condivisibile che tale ‘pericolo’ possa fondarsi su un giudizio di prognosi che contempli l’astratta eventualita’ che il dottor Bellomo possa in futuro instaurare nuove relazioni sentimentali che potrebbero offrire occasione per reiterare i reati che gli vengono contestati”. “Lo stupore e’ maggiore – dicono ancora i difensori – considerato che il dottor Bellomo ha sempre manifestato, sin dall’avvio dell’indagine penale (dicembre 2017), un atteggiamento collaborativo con l’autorita’ inquirente, rendendosi disponibile a confrontarsi con gli elementi in possesso della Procura di Bari e fornendo a piu’ riprese proprie dichiarazioni spontanee, peraltro supportate da pertinente documentazione”.