Quattrocento mila in piazza a Hong Kong, scontri e lacrimogeni dopo il maxi-corteo

Quattrocento mila in piazza a Hong Kong, scontri e lacrimogeni dopo il maxi-corteo
21 luglio 2019

A Hong Kong la polizia ha usato i gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti in tarda serata, poche ore dopo che un grande corteo pacifico di decine di migliaia di persone era sfilato per il centro della citta’. Per il settimo weekend consecutivo oltre 400.000 cittadini di Hong Kong sono scesi in piazza per protestare contro la legge sulle estradizioni verso la Cina. E, questa volta, anche per chiedere nuove elezioni e un’indagine indipendente sui metodi che la polizia ha utilizzato per reprimere le manifestazioni dei giorni scorsi. Ingenti le misure di sicurezza attuate nell’ex colonia britannica dove erano stati dispiegati 4.000 agenti per evitare che le proteste degenerassero in violenze come successo lo scorso fine settimana e due settimane fa quando un gruppo di manifestanti ha fatto irruzione nel compound che ospita il parlamento.

Nel mirino delle proteste oltre al progetto di legge sull’estradizione sospeso dal governo dell’ex colonia britannica, come detto, c’è anche la denuncia di una piu’ ampia erosione delle liberta’ nel territorio semi-autonomo cinese. I disordini sono scoppiati dopo che alcuni manifestanti sono usciti dall’area concessa per la manifestazione per andare davanti al Liaison Office, uno degli uffici del governo locale sostenuto da Pechino, e con vernice spray e uova marce hanno imbrattato l’emblema cinese sulla porta d’ingresso al grido di ‘Hong Kong libera!’ e ‘Democrazia adesso’. La polizia ha sparato gas lacrimogeni e pallottole di gomma per disperdere la folla. La tensione e’ cresciuta quando un gruppo di uomini, con il volto coperto, si e’ lanciato contro i manifestanti e li ha aggrediti. Alcuni brandivano dei bastoni e indossavano abiti chiari. Di bianco erano vestite anche molte delle 100.000 persone che sabato hanno partecipato ad un contro corteo di sostegno alla polizia nel centrale quartiere di Admiralty.

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Per Hong Kong si e’ trattato della settima domenica consecutiva di proteste il governo pro Pechino, in quella che e’ la piu’ grande contestazione da quando l’ex colonia britannica e’ tornata alla Cina, 22 anni fa. I cortei erano iniziati il 9 giugno per chiedere il ritiro del progetto di legge che mirava ad autorizzare le estradizioni verso la Cina, ora sospeso, ma ormai si e’ trasformata in una campagna per preservare le conquiste democratiche e le liberta’, in particolare la liberta’ di espressione e l’indipendenza della giustizia, di cui gode il territorio semi-autonomo cinese. I dimostranti chiedono le dimissioni del capo dell’esecutivo di Hong Kong, Carrie Lam, che Pechino sostiene, nonche’ il ritiro totale del testo sulle estradizioni, un’indagine indipendente su presunte violenze di polizia e l’amnistia delle persone arrestate. Chiedono inoltre nuove elezioni a suffragio universale per scegliere un nuovo capo del governo locale.

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