Sul “mandato zero” Di Maio merita applausi, non sberleffi

Sul “mandato zero” Di Maio merita applausi, non sberleffi
Il vice premier M5s, Luigi Di Maio
26 luglio 2019

E’ vero, il video in cui Luigi Di Maio annuncia la svolta del “mandato zero” è un po’ goffo. La tecnica usata per evitare di parlare di terzo mandato ricorda un po’ quell’artificio di cambiare il deficit della scorsa manovra economica da 2,4 a 2,04 sperando che nessuno se ne accorgesse. Ma siamo davvero convinti che in questo caso sia utile prendere in giro il capo dei Cinquestelle? Chi oggi lo dileggia sui social non era lo stesso che criticava la regola del doppio mandato perché avrebbe significato mortificare, in politica, quel fattore fondamentale che è l’esperienza?

In fondo l’utilizzo di strategie comunicative fuorvianti non l’hanno inventato i Cinquestelle. Qualcuno ricorda per caso le slide modello televendita di Renzi? E allora, per una volta, vale la pena di andare oltre le apparenze e badare ai contenuti. Di Maio, per la prima volta, parlando di bagaglio di esperienze da conservare, ha superato la logica dell’uno vale uno. C’è da augurarsi, anzi, che in futuro ciò che ora forse varrà solo per i consiglieri comunali, possa essere applicato anche i parlamentari. Perché un Fraccaro, un Bonafede, un Fico, per quanto si possa non condividere le loro idee, sono comunque da preferirsi rispetto a un novizio del palazzo. O, al limite, hanno il diritto – dovere di accompagnare i debuttanti. Lo chiamassero come vogliono: mandato zero, -1, -2, mandato bis, mandato fantasma. Ma superino anche quest’ultima colonna d’ercole. Il Parlamento, e la democrazia, ne gioverà.

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