Una tragedia con due morti e otto feriti guasta la festa dei Mondiali di nuoto a Gwangju, in Corea del Sud, ormai alle battute finali. Durante una serata in discoteca, a cui partecipavano vari atleti e non solo, una balconata ha ceduto uccidendo due persone e ferendone 16. Nel locale c’era anche la pallanuotista azzurra Giulia Viacava, rimasta indenne come pure altri atleti azzurri presenti. Nella sua testimonianza raccolta dall’ufficio stampa della Federnuoto, tutta l’angoscia della serata volta in dramma, una notte che – ha detto – “non si puo’ dimenticare”. All’interno del locale, situato vicino al villaggio degli atleti, c’erano centinaia di persone. I morti sono due sudcoreani che non avevano nulla a che fare con i campionati. Tra i 16 feriti, invece, a quanto riferito dalla polizia, c’erano almeno 10 stranieri, otto dei quali atleti che partecipavano ai mondiali. Tra i piu’ gravi, due pallanuotiste americane, due neozelandesi, un olandese e un brasiliano.
La Fin si e’ affrettata a precisare che nessun atleta azzurro e’ rimasto ferito. Viacava, che e’ anche infermiera, e’ intervenuta per aiutare una pallanuotista statunitense che ha riportato ferite da taglio ad un gamba. C’erano tante donne, in particolare quelle della nazionale americana che festeggiava il titolo femminile. Stanotte sono previste le ultime gare maschili e i partecipanti non potevano tirare tardi. “Ho cercato di intervenire prima possibile – e’ il racconto della 24enne genovese Giulia Viacava, ora in viaggio verso l’Italia -. Vedevo persone ferite, che si lamentavano e chiedevano aiuto. I soccorsi tardavano e cosi’ ho cominciato ad assistere chi potevo. Vicino a me c’era la statunitense Kaleigh Gilchrist, aveva il polpaccio sinistro esposto. Le ho fermato l’emorragia prima che intervenisse l’ambulanza per portarla in ospedale, dove e’ stata operata”. Le azzurre erano in un corridoio laterale, lontano dal centro della pista, quando hanno sentito un tremendo rumore. Erano le 2,30 tra venerdi’ e sabato ed era appena crollata una balconata sospesa a due metri e mezzo di altezza.
“Mi sono occupata successivamente di un nuotatore brasiliano – ha riferito ancora Viacava – che aveva subito un trauma con escoriazioni alla scapola destra. Ho disinfettato la ferita, con Izabella e altri atleti brasiliani l’abbiamo accompagnato in taxi al centro medico del villaggio atleti dove e’ stato medicato. Volevamo distrarci e passare una serata piacevole dopo la lunga preparazione e il Mondiale andato cosi’ cosi’, invece abbiamo vissuto una tragedia che difficilmente dimentichero’. Rientrata nell’appartamentino ho provato a dormire, ma continuavo a ricordare quelle scene di panico. Avevamo percepito il dramma in corso. Abbiamo visto uno dei due sudcoreani morti con gli occhi sbarrati e la testa penzoloni”. Dopo poche ore – ha concluso – “siamo partite con la squadra verso l’aeroporto. Erano le 6, ma solo in aereo sono riuscita a dormire un po’”.