“Troppi rischi”, Salvini allontana la crisi. “I governi passano, le legislature restano”

“Troppi rischi”, Salvini allontana la crisi. “I governi passano, le legislature restano”
Matteo Salvini
2 agosto 2019

“I governi passano, le legislature restano”. E’ il refrain che piu’ circola in casa Lega nei giorni della vacanza di Matteo Salvini a Milano marittima. Nella settimana insieme al figlio sulla Riviera romagnola, il capo della Lega ha trascorso una vacanza un po’ diversa degli altri anni: niente giri alla consolle del Papeete beach, il disco-bagno di Massimo Casanova, ora europarlamentare leghista. Archiviato l’incidente – definito “errore da papa’” – del giro del figlio sulla moto d’acqua della Polizia, Salvini ha trascorso questo break abbastanza sereno, spiega chi gli e’ stato vicino, negando che ‘il Capitano’ sia dilaniato dai ‘tormenti’ sulle decisioni da prendere sulla sorte del governo. Non ci sono tormenti, viene riferito, ormai il governo va avanti, quantomeno, se reggera’ l’impatto della trattativa con i 5 stelle e con l’Unione europea sulla manovra. Salvini non vuole prendersi la responsabilita’ di staccare la spina a un esecutivo ancora cosi’ alto nei consensi, con i sondaggi che danno la Lega al 38 per cento, percentuali piu’ che raddoppiate rispetto alle politiche.

“Sara’ difficilissimo trovare la quadra sulla giustizia e ancora piu’ difficile trovarla sulla manovra. Ma Salvini e’ determinato a cercare di fare la manovra che vuole lui”, spiega un governativo leghista. “Non ci sono segnali che si spinga a provocare la crisi, anche perche’ i governi passano e le legislature restano: il suo timore e’ che non si vada ad elezioni anticipate o, se mai dovesse insediarsi una sorta di governo ‘elettorale’ che traghetti verso il voto, che di questo esecutivo si conosca l’inizio ma non la fine. Poi e’ chiaro che ogni tanto, come ieri sulla giustizia, Salvini stressa i 5 stelle, perche’ la convivenza e’ difficilissima e l’auspicio che strappino loro e’ sempre in cima ai nostri desiderata”. Ma al momento – almeno cosi’ appare – nella Lega ha vinto il partito del ‘non voto’. Grande delusione per i big leghisti – in prima fila il vice di Salvini, Giancarlo Giorgetti – che sono convinti che, dopo il successo delle Europee, si dovrebbe andare all’incasso e mollare questa convivenza difficile con un partito, il Movimento 5 stelle, “troppo distante e ideologico”.

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Probabilmente non sara’ cosi’. Probabilmente Salvini non dara’ ascolto alle cassandre, attirandosi le critiche dei compagni di partito, come quel ministro di spicco che nei giorni scorsi lamentava con un collega di governo dei 5 stelle che il suo capo “da’ piu’ retta a Denis Verdini” che ai suoi. Nonostante le fibrillazioni e l’attesa per il via libera ormai quasi scontato al decreto Sicurezza bis – visto che la sua bocciatura potrebbe far vacillare il governo – il clima che si respira nei palazzi della politica e’ gia’ estivo. Nessuno pensa che si possa precipitare in una crisi agostana, tutti hanno gia’ fatto le valigie e si sono dati appuntamento alla ripresa post Ferragosto. Dopo quella data i giochi si riapriranno e a quel punto il governo dovra’ superare un altro ‘tagliando’. Il timore che circola in diversi ambienti, spiegano fonti parlamentari, e’ che Salvini possa ‘scartare’ davanti all’ostacolo del varo di una manovra non del tutto in linea con i suoi desiderata, sfilandosi dall’esecutivo per poi consentire, magari con un’astensione, il via libera alla legge di Bilancio 2020 per poter chiedere il voto anticipato per i primi mesi del prossimo anno. Uno scenario che alcuni temono ma che, fanno notare altri, nasconde due possibili passaggi rischiosi per il leader leghista, rischi che forse lui stesso sta calcolando: la nascita di un governo senza la Lega e la legge costituzionale sul taglio dei parlamentari.

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Innanzitutto bisogna considerare il quadro generale: una crisi di governo a settembre metterebbe fortemente a rischio la manovra e il Capo dello Stato ha fatto sapere, anche se indirettamente, a tutti gli attori della politica, che il Paese non si puo’ permettere gli scossoni che deriverebbero da un esercizio provvisorio. Oltre alle ricadute dirette sull’economia, infatti, ci sarebbero quelle sulla affidabilita’ sui mercati. Dunque la manovra va approvata. Ma se nascesse un governo di minoranza, cioe’ senza i voti della Lega, nascerebbe si’ per approvare la legge di Bilancio ma nessuno puo’ garantire a Salvini che cadrebbe un minuto dopo. Sono vecchie leggi della politica che il vicepremier conosce bene e che sta valutando nelle sue riflessioni. L’altro passaggio e’ la riforma costituzionale sul taglio dei parlamentari: difficilmente ci sara’ il referendum, perche’ pochi sono disponibili a chiamare gli elettori a bocciare un testo che ha il sapore del provvedimento anti-casta, ma le ricadute sulla legge elettorale produrrebbero comunque lo slittamento della finestra del voto a tempi non immediati. Insomma, per un verso o per l’altro, la possibilita’ di avere elezioni non prima della tarda primavera prossima sarebbe molto concreta. Forse per questo ancora il dado non e’ tratto e il vicepremier si e’ preso altro tempo per decidere.

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