Argentina, Borsa a picco con lo sconfitto Macri. Merval perde fino al 48%

La vittoria di Fernandez non e’ vista in maniera positiva dagli investitori che temono un ritorno al populismo di sinistra

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La sconfitta di Mauricio Macri alle primarie presidenziali manda a picco la Borsa dell’Argentina e la valuta del Paese. L’indice Merval, che e’ arrivato a perdere fino al 48%, lascia sul terreno in chiusura il 37,93% a 27.530,80 punti, con alcune delle societa’ quotate in borsa in calo di quasi il 50%. Si tratta del secondo maggiore calo a livello mondiale negli ultimi 70 anni. Il primo lo mise a segno la borsa dello Sri Lanka nel giugno 1989 con una flessione del 60%. Il peso cede quasi il 19% nei confronti del biglietto verde e chiude a 57,30 dollari (contro 46,55 di venerdi’). Male anche Wall Street che termina in deciso calo. Il Dow Jones cede l’1,51% a 25.888,44 punti e il Nasdaq l’1,20% a 7.863,41 punti. Lo S&P 500 lascia sul campo l’1,24% a 2.882,36 punti. In Argentina dunque si registra una vera e propria debacle, dopo la sconfitta di Mauricio Macri alle primarie di ieri.

Il candidato dell’opposizione Alberto Fernandez si e’ imposto con un margine superiore alle aspettative, aggiudicandosi il 47,65% delle preferenze, e segnando un +15,5% su Macri. Questa vittoria non e’ vista in maniera positiva dagli investitori che temono un ritorno al populismo di sinistra. Debolezza e cautela contraddistinguono l’avvio di settimana sui mercati europei dove il tentativo di rimbalzo in avvio di scambi dura fino a meta’ mattina quando gli indici del Vecchio Continente invertono la rotta per poi restare deboli per quasi tutta la prima seduta della settimana. Apertura di seduta positiva per la Borsa di Milano che, dopo il forte calo di venerdi’, recupera posizioni sfruttando anche il verdetto di Fitch che aveva lasciato immutato il giudizio sul debito sovrano dell’Italia.

Un recupero che pero’ dura poco, il mercato azionario di piazza Affari, infatti, gia’ a meta’ seduta si mostra incerto, con gli indici che cedono qualche punto senza allontanarsi molto dalla parita’, in un contesto globale poco favorevole alle borse. A fine seduta l’indice Ftse Mib lascia sul terreno lo 0,30% a quota 20.263 punti. Lo spread, dopo essere salito in area 240 punti, scende e chiude a 232 punti base, grazie alla conferma del rating di Fitch a ‘BBB’ di venerdi’ scorso, e nonostante la situazione politica in gran fermento a Roma. Stesso andamento per le altre piazze europee che aprono positive ma che gia’ a meta’ mattina riducono i loro guadagni iniziali, diventano piatte per poi chiudere tutte in calo. Il Cac 40 di Parigi arretra dello 0,33% a 5.310,31 punti, il Dax di Francoforte cede lo 0,12% a 11.679,68 punti e l’Ftse 100 di Londra registra una flessione dello 0,37% a 7.226,72 punti. A pesare sui listini del vecchio continente le tensioni tra Washington e Pechino, la crisi di governo in Italia ma non solo, a questo si aggiungono anche le proteste a Hong Kong.