E’ morto Felice Gimondi, era sofferente di cuore. Aveva 76 anni

Il ciclista, s’è spento mentre faceva il bagno nelle acque di Giardini Naxos. Vinse tutto, patì solo il cannibale Merckx VIDEO

Ciclismo/Morte Gimondi, le memorabili sfide con  Eddy Merckx

Felice Gimondi

L’ex campione italiano di ciclismo Felice Gimondi e’ morto per un malore mentre faceva il bagno nelle acque di Giardini Naxos. Gimondi, che avrebbe compiuto 77 anni il prossimo 26 settembre, si trovava nella zona di Recanati quando si e’ sentito male. Inutili i tentativi di rianimarlo da parte di alcuni bagnanti e dei medici del 118. Gimondi, in vacanza insieme alla famiglia, era ospite di una struttura alberghiera di Giardini Naxos, la localita’ turistica del messinese nei pressi di Taormina. Quando si e’ sentito male stava facendo il bagno. Nello specchio d’acqua e’ intervenuta anche una motovedetta della Guardia Costiera, ma tutti i tentativi di rianimarlo da parte dei medici sono stati inutili. L’ex campione italiano di ciclismo, che era sofferente di cuore, secondo i soccorritori sarebbe morto per un infarto.

VINSE TUTTO, PATI’ SOLO IL CANNIBALE MERCKX

Immenso, Felice Gimondi. Altro che “eterno secondo”, come qualcuno l’aveva definito per quella lunga e durissima sfida con Eddy Merckx ed i tanti piazzamenti alle spalle del belga. Originario di Sedrina, in Val Brembana, classe 1942, avrebbe compiuto 77 anni il 29 settembre. Invece fu l’unico a resistere alla vena vorace del ‘Cannibale’ Merckx, secondo in assoluto – dopo Anquetil – a completare la Tripla Corona nei Grandi Giri, campione del Mondo nel 1973 a Barcellona, padrone del pave’ di Roubaix e delle insidie della Sanremo. Gianni Brera, che ne descrisse le imprese, per lui aveva coniato i soprannomi Felix de Mondi e Nuvola Rossa. La sua carriera comincio’ nel decennio dopo la fine di quella di Magni. Si presento’ al Tour de France del 1965, vinse a sorpresa e solo l’indomani si dimise da postino, “perche’ al posto di lavoro ci tenevo” spiego’. Quel Tour, per l’esuberanza fisica e il modo spericolato di correre, e’ uno dei tre momenti fondamentali della sua carriera.

“Poi c’e’ il Giro del 1976 (il terzo vinto dopo quelli del ’67 e del ’69, ndr), quando in gruppo ero considerato un vecchietto, per la tattica e la gestione della corsa – racconto’ lui stesso anni dopo – E il Campionato del Mondo (del 1971, ndr), per averci creduto fino in fondo anche sapendo di essere battuto”, ancora una volta dal ‘Cannibale’. Quello era un po’ il motto di Gimondi, costretto ad arrendersi solo contro Merckx. Rimase a lungo la sua “delusione piu’ grande” essere battuto dal belga a cronometro per la prima volta, al Giro di Catalogna: “Ho impiegato due anni a capirlo: Merckx era piu’ forte di me”. “Dietro alla sua ruota ci saro'” recita anche un verso della canzone che gli dedico’ Enrico Ruggeri, “Gimondi e il Cannibale”, L’ultimo giro d’Italia cui partecipo’ fu quello del 1978: si piazzo’ undicesimo, ma contribui’ in maniera decisiva al successo finale di Johan De Muynck, che aveva battuto due anni prima, ora diventato suo compagno di squadra. Concluse la carriera su strada nell’ottobre 1978 partecipando al Giro dell’Emilia. Sotto contratto da professionista con la Bianchi-Faema anche nel 1979, ottenne come ultimo piazzamento, nel febbraio di quell’anno, il terzo posto nel campionato italiano di omnium indoor. Nelle quindici stagioni da pro vinse in totale 141 corse. Dopo il ritiro Gimondi fu direttore sportivo della Gewiss-Bianchi nel 1988, e successivamente, nel 2000, presidente della Mercatone Uno-Albacom, la squadra di Marco Pantani.