Un esercizio, piuttosto riuscito, di equilibrismo: così può essere definita la nuova Commissione europea, in base alla sua composizione, ruoli e portafogli che sono stati assegnati ai commissari da parte della sua presidente eletta, Ursula von der Leyen. Con metodo e determinazione, von der Leyen ha perseguito un equilibrio geografico fra i paesi del Nord e del Sud, e fra piccoli e grandi e vecchi e nuovi Stati membri; un equilibrio politico fra le tre maggiori “famiglie” politiche europee (Popolari, Socialisti e Democratici, Liberali di Renew Europe); e infine la parità di genere, con il raggiungimento sostanziale dell’obiettivo – mai conseguito prima – del 50% di donne fra i commissari (vi sono 13 donne e 14 uomini). La nuova Commissione, sotto la presidente von der Leyen, ha in cima alla sua gerarchia interna tre vicepresidenti “esecutivi”, che oltre al potere di coordinare un certo numero di commissari nel proprio “cluster”, hanno anche la responsabilità diretta di una Direzione generale (Dg); poi ci sono altri quattro vicepresidenti non esecutivi, dotati solo del potere di coordinamento del proprio “cluster”, più l’ottavo vicepresidente “sui generis”, lo spagnolo Josep Borrell, già nominato Alto Rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza comune.
Per quanto riguarda i tre vicepresidenti esecutivi, con la nomina del lettone Dombrovskis all’Economia e Servizi finanziari von der Leyen ha ristabilito l’equilibrio geografico rispetto alle indicazioni venute dal Consiglio europeo che prevedevano in questo ruolo solo l’olandese Frans Timmermans (al Green New Deal e Clima) e la danese Margrethe Vestager (all’Europa digitale e Concorrenza). Oltre a von der Leyen, Dombrovskis, Vestager e Timmermans sono senza dubbio i più potenti membri della nuova Commissione. Un ulteriore riequilibrio è stato poi assicurato con la nomina di ben tre vicepresidenze non esecutive su quattro a esponenti dei paesi dell’Est (la ceca Vera Jourova, lo slovacco Maros Sefcovic e la croata Dubravka Suica); la quarta vicepresidenza non esecutiva è stata assegnata al greco Margaritis Schinas, ex portavoce capo della Commissione Juncker. E’ stata la stessa von der Leyen a spiegare l’importanza del principio di equilibrio politico, nelle decisioni sulle attribuzioni dei portafogli: “Delle otto vicepresidenze – ha detto -, due sono state assegnate a membri di Renew Europe, tre a Socialisti e Democratici, e tre a Popolari europei”; questa configurazione, ha aggiunto, riflette la situazione dei capi di governo in Consiglio europeo, con “sei membri di Renew Europe, nove del Ppe e 10 dei Socialisti e Democratici”.
A parte i quattro vicepresidenti non esecutivi, tutti gli altri membri della nuova Commissione hanno sotto di loro una o più Direzioni generali. Fra i commissari con i portafogli più di peso, vanno considerati innanzitutto la francese Sylvie Goulard e l’italiano Paolo Gentiloni. La Goulard guiderà la Dg Connect (Telecomunicazioni), la Dg Growth (Mercato Interno e Industria) e la Dg che verrà creata nuova di zecca per l’Industria della Difesa e dello Spazio. La commissaria francese avrà il compito di sviluppare e affermare una moderna politica industriale per l’Ue, basata sulle norme del mercato unico, che le altre economie dovranno rispettare in tutti i settori per poter entrare in Europa, e sugli appalti pubblici che saranno necessari per conseguire l’interoperabilità dell’industria della Difesa in tutti gli Stati membri. Gentiloni avrà sotto di sé la Dg Ecfin (Affari economici e finanziari) e la Dg Taxud (Tassazione e Unione doganale). Nell’occuparsi del “semestre europeo”, ovvero della sorveglianza di bilancio negli Stati dell’Eurozona, l’ex premier italiano dovrà “garantire l’applicazione del Patto di Stabilità e di Crescita, usando in pieno la flessibilità concessa dalle regole”, per “aiutare a conseguire una politica di bilancio più favorevole alla crescita nell’Eurozona e a stimolare gli investimenti”, si legge nella “mission letter” indirizzatagli da von der Leyen.
Inoltre, Gentiloni dovrà lavorare al progetto di un “Sistema di riassicurazione per un sussidio di disoccupazione europeo” al fine di “ridurre la pressione sulle nostre finanze pubbliche a causa di shock esterni”, e dovrà coordinare il lancio del nuovo programma si investimenti “InvestEU”, che sostituirà l’attuale Piano Juncker. Il commissario italiano avrà poi un ruolo molto importante in un altro settore cruciale per le politiche della nuova Commissione: quello delle riforme della fiscalità. Dovrà essere rivista e migliorata la tassazione nei settori digitali ed energetico, adottata una base imponibile comune consolidata (ma non un’aliquota comune) per le tasse sulle società, continuata la battaglia contro elusione, evasione e frode fiscale.
Da notare che, in questo campo, Gentiloni svolgerà anche un ruolo importante per la lotta al cambiamento climatico: fra gli obiettivi delle riforme della tassazione sull’energia, infatti, sono esplicitamente previste la fine dei sussidi pubblici alle fonti fossili e l’introduzione di una “carbon tax” alle frontiere, che colpirà i prodotti provenienti da paesi che non hanno regimi di disincentivazione delle emissioni di CO2 equivalenti alla “borsa delle emissioni” europea (sistema Ets). Per il resto, fra gli altri commissari più “di peso”, vanno senz’altro menzionati Ylva Johansson (Svezia) agli Affari interni e Immigrazione e Didier Reynders (Belgio) alla Giustizia; Elisa Ferreira (Portogallo) alla Coesione e Riforme; Johannes Hahn (Austria) al Bilancio e Amministrazione, Phil Hogan (Irlanda) al Commercio; Stella Kyriakides (Cipro) alla Salute; Kadri Simson (Estonia) all’Energia; Virginijus Sinkevicius (Lituania) all’Ambiente e Oceani; e infine Janusz Wojciechowski (Polonia) all’Agricoltura. askanews