L’estate di morte nelle fabbriche e nei campi della Lombardia, che ha visto cadere dieci persone solo nel mese di agosto, deflagra in una fattoria ad Arena Po, minuscolo centro dell’Oltrepo pavese, sulla riva destra del lungo fiume. Quattro uomini indiani, appartenenti alla comunita’ dei sikh, annegano, storditi dai miasmi, in una delle vasche di liquami dell’azienda agricola che avevano rilevato due anni fa. Con una dinamica molto comune in questo tipo di incidenti, muoiono tutti per cercare di aiutare uno di loro in difficolta’.
Stando a una prima ricostruzione, Singh Tarsem, 44 anni, titolare assieme al fratello Singh Prem, e’ entrato nel recipiente di compostaggio dei fertilizzanti, profondo due metri, di sua volonta’, durante l’operazione periodica di spurgo che viene effettuata con una cisterna trainata da un trattore. Qualcosa e’ andato storto ed e’ stato travolto dalle esalazioni tossiche dei liquami. Gli altri si sono gettati cercando di salvarlo, finendo anche loro intossicati dall’anidride carbonica sprigionata dai liquami. Il procuratore di Pavia Mario Venditti ha avviato un’indagine per omicidio colposo plurimo, un atto formale visto che i fratelli titolari dell’azienda sono entrambi deceduti, assieme ai dipendenti e loro cugini, assunti con regolare contratto. I loro nomi: Singh Harminder, 29 anni e Singh Majinder, di un anno piu’ giovane e in Italia da poco tempo.
Due anni fa, i fratelli avevano rilevato l’attivita’, realizzando il loro sogno di trasformarsi da mungitori a imprenditori in quello che e’ uno degli allevamenti bovini piu’ grandi della zona con 500 capi, di cui 230 vacche da latte. Ad aiutarli le mogli e altri parenti, che stamattina, tra le 12 e le 13, si sono preoccupati perche’ non rispondevano al telefono. Tremenda la scena ai loro occhi: un cadavere affiorava sull’acqua, forse quello di uno dei fratelli, la cui madre ha lanciato una corda in acqua in un inutile tentativo di salvataggio perche’ erano gia’ tutti inermi. “I fratelli erano molto esperti, non capisco come sia potuto accadere”, si dispera un amico, Singh Jarnael. Nel tardo pomeriggio, in corteo e nei tipici colorati abiti dei sikh, numerosi in queste terre, mogli, figli e parenti delle vittime si sono allontanati dalla fattoria in un corteo doloroso e composto, seguendo i mezzi delle pompe funebri che trasportavano i corpi. Alcuni amici si sono dedicati alla cura dei bovini dandosi appuntamento a domani per mandare avanti la fattoria, raccogliendo l’insegnamento di chi se n’e’ andato.
“Io e mio fratello abbiamo scelto di vivere cosi’, amiamo questo lavoro aveva raccontato Tarsem in un’intervista al ‘Corriere della Sera – facciamo i turni, ma a moglie e figli non manca nulla: studiano, giocano in paese, sono integrati. Mio figlio grande sta facendo Agraria e poi si iscrivera’ a Veterinaria, cosi’ ci dara’ una mano qui…quest’anno una settimana di ferie ce la meritiamo. Faremo i turni anche per quello: le mucche hanno sempre la priorita’!”. Quattro morti tutti insieme invece che il quotidiano stillicidio di uno alla volta, certificato dalle crude statistiche Inail di quest’anno, hanno suscitato diverse reazioni politiche e sindacali. “E’ improcrastinabile l’attuazione di una vera politica sulla sicurezza del lavoro”, le parole di Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil. “La sicurezza sul lavoro e’ un diritto irrinunciabile, dobbiamo fare ogni sforzo per garantirlo”, la promessa del Ministro delle Politiche Agricole, Teresa Bellanova. Cgil, Cisl e Uil aggiornano a 103 i morti in Lombardia in incidenti sul lavoro dall’inizio dell’anno.