Pd discute del futuro ma renziani attaccano. Tiene banco tema intesa con M5s

Pd discute del futuro ma renziani attaccano. Tiene banco tema intesa con M5s
Matteo Renzi e Nicola Zingaretti
14 settembre 2019

Nel giorno in cui, con la nomina di viceministri e sottosegretari, si completa il percorso di nascita del governo giallo-rosso, il Pd inizia a interrogarsi sul suo futuro, sul ruolo politico del partito nella nuova fase. Luogo del confronto, la convention a Cortona (Arezzo) di AreaDem, la componente che fa capo a Dario Franceschini. Punto di partenza è la “soddisfazione” per un esecutivo che nasce con una sostanziale parità di forze tra le due componenti principali, vista come una “garanzia” per una prospettiva di legislatura. In questo contesto, un valore da mantenere è l’unità del partito intorno al segretario Nicola Zingaretti. Anche per questo, a Cortona, viene letta con “stupore” la polemica dei renziani, che attaccano il Nazareno per l’assenza dei toscani dall’esecutivo. Una polemica ritenuta “pretestuosa”, anche perché, filtra dal Pd nazionale, “tra i nomi presentati dalla componente di Renzi non erano presenti esponenti toscani”.

Nell’ottica della rinnovata spinta all’unità, viene sottolineata la rilevanza dell’intervento di Lorenzo Guerini, ministro della Difesa, leader con Luca Lotti della componente “Base riformista”. Guerini, già ‘colomba’ renziana, dal palco di Cortona ha sottolineato la necessità di avere “grande responsabilità” senza “assecondare tentazioni che possano rompere il fronte di questo partito”. Basta parlare di scissioni, dunque, per Guerini, che esprime l’auspicio che “Matteo Renzi continui a essere una grande personalità del Pd”. Per il ministro della Difesa, con la nuova alleanza di governo si è aperta una “fase politica nuova”, per la quale il Pd deve attrezzarsi. “Noi – ha ricordato – abbiamo celebrato un congresso su un quadro politico completamente diverso e ora dobbiamo immaginare il ruolo del partito in un quadro politico cambiato. Immaginavamo il partito che proiettava la sua azione in una forte alternativa contro il governo dei populismi e ora ci troviamo in una fase nuova e un pezzo della maggioranza che osteggiavamo ora fa parte con noi di questa fase”.

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Si deve aprire un percorso, dunque, sapendo che dal confronto “tra M5s e Pd” possono nascere “sbocchi di natura più politica rispetto a quello che immagianiamo”, ma senza “forzature”, ad esempio su eventuali alleanze alle regionali, che sarebbero “molto premature”. La richiesta di pensare a intese locali, invece, emerge chiaramente dal dibattito di AreaDem, sulla scia di quanto chiesto da Franceschini, presente tutto il giorno in platea. A dirlo chiaramente, tra gli altri, è un Dem “atipico” come il sindaco di Milano Beppe Sala, ospite dell’evento. “In questo momento sconsiglio di parlare di alleanze a livello locale con il M5s, ma non sconsiglio di farle”, ha detto, sottolineando la convinzione che “con il M5s ci siano ampi margini di convergenza, comuni sensibilità”. Anche per Sala, comunque, quello che serve al Pd adesso è uno “scatto” per ritrovare il rapporto con i cittadini.

Quello che, a parole chiare, è anche l’obiettivo dichiarato dal vicesegretario Dem Andrea Orlando. Per il numero due del Nazareno il partito deve “svolgere un ruolo importantissimo di interlocuzione con la società” ma “per il posizionamento politico e l’assetto organizzativo non è all’altezza di questa sfida”. Lo dimostra, per Orlando, proprio la polemica dei renziani. Chi la solleva, è il ragionamento, forse soffre di “rimozione” o “amnesia collettiva”. Si tratta di atteggiamenti che devono essere superati, per l’ex Guardasigilli, per fare un passo avanti. Oggi occorre, chiarisce, chiedere al M5s di cambiare, ma anche “essere noi pronti a cambiare”. Nel Pd, è la conclusione, c’è “bisogno di un momento di riflessione, di messa a fuoco, di presa d’atto della situazione. C’è bisogno di riadeguare il Pd o forse anche di andare oltre il Pd per affrontare questa nuova fase”. askanews

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